6 febbraio 2006

 

I soprannomi dei lombardi di St. Louis, Missouri, USA

 

Un libriccino curato dalla scrittrice di St. Louis  Eleanore Marfisi Berra raccoglie e conserva il patrimonio in via di estinzione dei soprannomi degli emigrati e dei loro discendenti. I  soprannomi hanno rappresentato una parte importante della vita sulla Montagna dove i Lombardi avevano bisogno di una nuova identità che avesse, però, un collegamento con la famiglia e la terra d’origine. 

E’ interessante notare l’evoluzione che, anche in termini popolari, indica il cambiamento da Lombardi ad Italo-Americani e l’elenco include, come si usava in Lombardia, tutte le persone. Alcuni sono incomprensibili e persi per sempre ma la maggior parte offre un aspetto interessante e gioioso del rapporto tra le persone perché i soprannomi erano parte integrante del gruppo e lo definivano con proprietà e quasi mai con disprezzo.  

Per semplicità utilizzo la grafia originale ovvero quella rimasta nella memoria degli emigrati e trasmessa   ai figli e nipoti.

Cassera: il piatto tipico composto da piedini di maiale, luganiga e verze denotava Joe Oldani.

Beccamort: La famiglia Calcaterra  gestiva una società di pompe funebri.

Buf : da buffone ( buffoon) ovvero una persona amabile e facile allo scherzo come Tom Clavenna.

Feree: Anthony Ranciglio era il fabbro della Montagna. 

Frech: Mike Zarinelli andò a scuola senza sapere l’inglese. Alla richiesta di togliersi il cappello in classe, rispose  “frech ul co” (ho freddo in testa). E cosi venne chiamato da allora in poi.

Forchett: Louis Merlo veniva da una famiglia di contadini e in Italia raccoglievano il fieno con la forca. Soprannome trasmesso alla figlia Caroline Pianino detta Forchetta.

Gusafam: La fame atavica indicava invece Henry Garavaglia.

Zin du Spa: Serafin Ronzio faceva lo spazzino ad Inveruno. Il figlio Luigi (Luizeen) continuò ad essere chiamato Zin du Spa

La sopravvivenza dei vecchi soprannomi si affiancò alla realtà delle nuove occupazioni anche se in pratica si continuava la tradizione lombarda.  

Ecco allora l'origine di Chick per Charles Galli, allevatore di polli; Beer Charlie per Charlie Pozza proprietario di una taverna: City per Louis Venegoni che consegnava la birra e conosceva tutte le strade della città: (city); Jep Sacrista per Joseph Rossi, sacrestano della chiesa di Sant’Ambrogio; Charlie indicava Charlie Garavaglia che talvolta prestava denaro e chiedeva sempre il 6% di interesse; il ristorante Ruggeri era noto per le sue bistecche (steaks) e cosi; Frank Ruggeri divenne Steaks. 

La vita sulla Montagna rispecchiò per molti la tranquillità del villaggio natio. 

Charles Ferrario era noto come un procrastinatore e fu chiamato Do Dopo (Faccio Dopo) cosi come Charles Torno che era molto compassato e divenne Speed (veloce). 

Come si nota la mescolanza tra l'inglese e il dialetto lombardo era normale in un quartiere che ancora adesso è popolato soprattutto di lombardi. 

Anthony Garavaglia, che aprì uno dei primi negozi di frutta e verdura era trattato con rispetto e chiamato Mistra da Mister. La moglie di suo figlio, Charlie divenne Lena Mistra e la nipote Rose Marie Garavaglia Milani divenne Mistrina.    

Una delle persone  più famose della Montagna è il mitico giocatore di baseball degli Yankees di New York Lawrence  Berra  i cui genitori emigrarono da Malvaglio. Prima di essere chiamato affettuosamente Yogi era noto sulla montagna come Laudy dal modo di chiamarlo della mamma “Laudy, come home” (Lawrence, torna a casa). 

Un altro grande della Montagna ebbe un soprannome inadeguato. Il grande uomo politico Louis Berra mantenne quello di Midge (moscerino) che gli era stato affibbiato da piccolo e che gli rimase nonostante la crescita in statura sia fisica che morale. 

L’elenco è lungo e caratterizza il quartiere in tutti i suoi personaggi più eccentrici. 

Joe Budlajo (Joe che cade) era il Joseph Pozzoli che inciampava al ritorno da una bevuta nell’osteria locale.

Rabbit e Porky erano i soprannomi rispettivamente di Robert Airoldi cacciatore di conigli selvatici (rabbit) e di Charles Ferrario grande amante del barbecue. 

Louis Calcaterra dovette inventarsi un soprannome per poter parlare al telefono con la ragazza irlandese del cuore. I genitori disapprovavano la relazione e cosi divenne Murphy che poi sì tramutò in Big Murph per distinguerlo dal fratellino Gene, Little Murph. 

Molti nomi italiani erano storpiati o semplicemente riadattati.

Brerz era il diminutivo di Ambrose (Ambrose) Ronzini padre di Carolyn Ranzini Stelzer che ha avuto una parte rilevante nella stesura del libro; Angelo Oldani  divenne Angelino e poi Lee mentre Angelo Berra divenne Giulin; Charlie era chiamato Chaleen; Henry (Enrico) si convertì in Rix per Henry Grassi ma Rico per Henry Garavaglia; Giuseppina Fusé era conosciuta come la Pineta. 

Chaleen si trasformò in Chile per Charlie Barbaglia ma non ci furono problemi per Gene Cucchi che divenne Cookie (biscotto) pronunciato più; o meno come il suo cognome. 

I cambiamenti si affiancarono all’acculturazione: Louis Guardoni passò a Luigeen e quindi a Gene che ero di solito è il diminutivo di Eugene. Oreste Zoia acquistò il soprannome guerresco di Raptus e Charter Riva divenne River (fiume). 

L’America voleva il suo tributo di identità e fu cosi che crebbero i soprannomi legati al nuovo mondo senza più; legami con il passato lombardo e come era forse naturale. Big John Giudici, Charles Smokey Berra, Charlie Crow Berra, Jimmy Blue Garegnani. 

Esquire suggeriva il modo di vestire di Johnny De Bernardi mentre la somiglianza con Joe Louis proponeva Lou Miramonti. Hoover invece connotava la somiglianza di Charles Garavaglia al presidente Herbert  Hoover. Mike Montani era di pelle molto chiara come un Tudesc indi Tusky. 

Molte persone erano individuate secondo il luogo di provenienza: John Detroit Agosti, Mike Herrin Calcaterra, Mike Herrin Puricelli, Louis Marcalin Chiodini, Charles Ribon Baroli nativo di Rubone. Herrin, Illinois e Detroit. Michigan furono due mete storiche dell’emigrazione dell’Alto Milanese.

La ricerca sull’origine e sul persistere dei soprannomi è una bella pagina di storia dell’emigrazione. 

Purtroppo, oltre duecento soprannomi sono rimasti sconosciuti o impossibili da interpretare. Come spesso capita, la tradizione orale non è stata sufficiente a trattenere la memoria totale. Difficile risalire alle origini.

Ho provato a recuperarne qualcuno: Louis Gin di Aiss Aizzi potrebbe essere Gin dlla famiglia Aizzi cosi come John Pineta Berra potrebbe riferirsi a una Giuseppina della famiglia. Charlie Fats Brusatti forse era grasso cosi come Louis Big Lou Garavaglia può indicare un omaccione e Charles Nosun Grassi sembra richiamare un naso prominente. Emil Makur Macchi forse significa Macchone o grande Macchi. Joe Packard Pedroli magari ricorda una marca di vetture e Jake Succ Puricelli forse si riferisce a una persona chiusa o di poche parole (succ). Jim Jamoke Tapella ricorda la forma dialettale già mo’ ai (sei già qui). Charles Tagasheen Venegoni ha uno dei soprannomi più caratteristici che forse ha a che fare con i tagash (bucce dell’uva). 

Ormai siamo già all’archeologia etnica._