7 maggio 2009


Sacco e Vanzetti: un conto in sospeso
 

Stephen Sartarelli ha tradotto per il New York Times un articolo di Andrea Camilleri pubblicato in data 23 agosto 2007 esattamente 80 anni dopo la morte dei due anarchici italiani sulla sedia elettrica. Camilleri indica nella loro morte come pure quella dei fratelli Kennedy  due esempi di avvenimenti che non possono essere facilmente dimenticate in quanto si fa fatica  a comprenderne le ragioni. Soprattutto per noi italiani abituati ai regolamenti di conti a sfondo politico.

Lo scritto di Camilleri non voleva essere esaustivo nei confronti di Sacco e Vanzetti, ma soltanto ricordarne i tratti principali che ne mantengono vivo il ricordo e che comunque per il fatto stesso di toccare i nervi scoperti di molti dimostra  che la ferita non si è ancora rimarginata. “la valigia non si è ancora chiusa nonostante gli sforzi fatti”.

Il suo pensiero ha causato una serie di interventi da parte di molti studiosi e storici di origine italiana che vale la pena di evidenziare. Ad esempio, Rudy Vecoli, professore emerito ed ex-direttore dell’Immigration History Research Center di Minneapolis, Minnesota è d’accordo con Camilleri ma aggiunge che i due parteciparono attivamente al movimento anarchico antiorganizzativo di Luigi Galleani che propugnava assassini, attacchi dinamitardi come quello di Wall Street del 16 settembre 1920 che fece 38 vittime e attribuito ai galelanisti capitanati da Mario Buda per ritorsione all’arresto di Sacco e Vanzetti. Tesi sostenuta anche da Paul Avrich , storico dell’anarchico americano. Avreich nei suoi libri conclude che probabilmente sacco era colpevole della rapina e dell’assassinio di Braintree, ma non Vanzetti. Vecoli continua  e dice che tutto questo

Non giustifica in nessun modo il fatto che il loro processo fu una farsa e che la loro condanna fu dovuto alla loro militanza anarchica e dall’essere italiani piuttosto che dall’evidenza dei fatti. Vecoli continua parlando poi di un altro anarchico, Gaetano Bresci, setaiolo e anarchico di Patern, New Jersey, tornato in Italia per uccidere re Umberto I il 29 luglio 1900 a Monza. Durante i “Fatti di maggio” del 1898 quando a Milano ci furono le dimostrazioni contro il rincaro del pane, il generale Bava Beccaris fece fuoco sulla folla provocando almeno 80 morti. Umberto I re d’Italia decorò il “macellaio” Beccaris. Bresci fu trovato morto nella sua cella, “suicida”. Bresci, assassino o “martire”?_