1 maggio 2006

 

Primo Maggio - Festa dei Lavoratori

 

Primo Maggio! La festa dei lavoratori! Nei giorni passati, quando gli uomini, le donne e i bambini lavoravano spesso 10 o più ore al giorno, sette giorni la settimana, il 1 Maggio rappresentava l’affermazione da parte dei lavoratori che dipendevano per la sopravvivenza  dal salario guadagnato con un lavoro estremamente umile o duro, di essere degli essere umani sovrani in controllo della loro vita e del loro destino. La giornata era celebrata in tutto il mondo con marce cui partecipavano decine e centinaia di migliaia di persone. Il Primo Maggio era un’espressione della solidarietà internazionale della classe lavoratrice. “Lavoratori del mondo unitevi, non avete da perdere che le vostre catene”, non era soltanto uno slogan. Era un grido di battaglia  nella guerra tra le classi. Le loro marce e dimostrazioni piene di accesi discorsi, poesia appassionata e inni commoventi dava loro il senso della forza collettiva. Era un atto di sfida alle forze congiunte dei padroni e delle pubbliche autorità. I loro raduni erano spesso attaccati dalla polizia e dai teppisti armati di mazze e fucili.

Molti di noi hanno genitori o nonni che hanno partecipato a queste manifestazioni. Pochi di noi lo ammettono o addirittura sono al corrente di questi aspetti della nostra storia familiare. Il ricorrente “Terrore Rosso” della nostra storia, quando essere o essere ritenuti radicali significava incorrere nella collera dei conservatori, riuscì a spingere i movimenti socialisti e anarchici alla clandestinità sia, di fatto, che in maniera psicologica. Per Freud amnesia significava “evitare il dolore del ricordo”.

Noi americani soffriamo di un’amnesia di massa riguardo alla straordinaria e spesso gloriosa storia delle lotte dei lavoratori per la libertà d’espressione e giustizia sociale. Ma oggi, chi si ricorda del Primo Maggio?

Anche se non viene spesso insegnato durante le lezioni di storia americana, il Primo Maggio ebbe origine negli Stati Uniti durante la campagna per la giornata di otto ore. I Cavalieri del Lavoro, la nascente Federazione del Lavoro americana, e vari gruppi anarchici designarono il Primo Maggio 1886 per fare delle dimostrazioni nazionali che avevano come obiettivo le otto ore. Un incidente successo diversi giorni dopo a Chicago diede inizio ad un movimento globale di lavoratori. In seguito ad uno scontro tra gli scioperanti e la polizia in cui diversi lavoratori erano stati uccisi, ci fu una manifestazione di protesta nella piazza di Haymarket. Quando la polizia attaccò la folla, fu gettata una bomba che uccise diversi poliziotti. Nel processo agli anarchici (che non furono accusati dell’attacco dinamitardo ma per il loro sostegno alla violenza) che seguì, otto di essi furono giudicati colpevoli e quattro furono successivamente giustiziati. I “Martiri di Haymarket” furono subito onorati in tutto il

mondo come eroi del movimento operaio. Con in mente questo tragico episodio della lotta di classe,

Il Congresso dell’Internazionale Socialista di Parigi del 1889 designò il Primo Maggio festività di otto ore da osservare da parte di tutti i lavoratori del mondo. Samuel Gompers che divenne via via più conservatore e la Federazione del lavoro americana e verso la metà del 1890 avevano preso le distanze dal  Primo Maggio e sancito legalmente il Labor Day (Festa del Lavoro) che veniva osservato il primo lunedì di settembre. I finlandesi, gli slavi, gli ebrei dell’Europa orientale, gli italiani e altri immigrati che avevano precedenti radicali  si resero conto che il loro tanto amato Primo Maggio era osteggiato non solo dai capitalisti ma anche dai lavoratori americani. Nonostante le denunce per essere “comunisti stranieri”, riuscirono a far ardere la torcia degli ideali del Primo Maggio per un’altra generazione.

La risposta dei “bosses” della politica e dell’economia fu duplice: per calmare la rabbia dei lavoratori furono prese misure per migliorare i peggiori abusi del sistema capitalista; mentre fu applicata la massima repressione per mettere sa tacere i sostenitori più eloquenti e attivi del movimento operaio. Il caso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, immigrati anarchici italiani, uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927, dopo un processo palesemente discriminante, rappresenta il più atroce esempio della seconda risposta.

Ad ogni modo l’ideale del Primo Maggio era già stato distrutto dallo scontro tra la solidarietà del “proletariato” con il fervente nazionalismo derivato dalla Prima Guerra Mondiale. Il patriottismo sconfisse la coscienza di classe e milioni di lavoratori si uccisero in nome della patria.

Nel frattempo la Rivoluzione Bolscevica che sembrava realizzare la visione di una repubblica collettiva, si rivelò un cavallo di Troia nel campo socialista. Il regime Leninista-Stalinista si dimostrò come una spietata dittatura che presiedeva un capitalismo di stato. Tra i primi e più strenui oppositori della Russia comunista furono i socialisti e gli anarchici i cui compagni venivano eliminati dai Bolscevichi. L’aspirazione all’unità dei lavoratori fu distrutta da questi avvenimenti. Negli Stati Uniti, la Grande Depressione degli Anni Trenta non introdusse il comunismo ma il New Deal di Franklin D. Roosevelt che salvò il capitalismo e gettò le basi di uno stato sociale.

Il  Primo Maggio fu sequestrato dall’Unione Sovietica con i suoi sfoggi di potenza militare sulla Piazza rossa. Mentre gli anti-comunisti furono messi a tacere durante la Seconda Guerra Mondiale quando eravamo alleati dell’Unione Sovietica contro Hitler, fecero la voce grossa durante la Guerra fredda che la seguì. “Il Maccartismo” fu un altro episodio della storia del “Terrore Rosso”, una paura esagerata e infondata di una cospirazione comunista interna che fu sfruttata dai politici. C’erano sì spie tra i comunisti americani, ma la maggior parte erano militanti fedeli, altri potrebbero dire gonzi, per la loro convinzione che l’Unione Sovietica fosse il paradiso dei lavoratori. L’associazione del Primo Maggio con il comunismo sovietico gli ha dato una cattiva reputazione fino ai nostri giorni.

In questa età della globalizzazione dove i lavoratori sono in competizione l’uno contro l’altro attraverso oceani e continenti, siamo tornati alle condizioni di spietato sfruttamento degli esseri umani. Se l’avidità è mai stata frenata dal patriottismo, oggi non lo è certamente. La corsa al profitto non è inibita dalle fedeltà nazionali o ideologiche. Siano davvero coinvolti in una lotta di classe, una guerra di compagnie petrolifere, complessi militari/industriali, istituzioni politiche corrotte, contro i lavoratori e i consumatori.

Noi, popolo americano, restiamo affascinati dai simboli, dalla bandiera, il 4 di luglio, il tacchino del giorno del Ringraziamento. E’ ora di rivisitare il Primo Maggio nello spirito in cui fu concepito più di  un secolo fa. Soltanto un movimento operaio internazionale può sperare di opporsi alla potenza del sistema amorale capitalista transnazionale. Liberandoci dalla sordida storia che ha macchiato la bandiera del  Primo Maggio, dobbiamo innalzare uno stendardo purificato su cui  apporre nuovamente: “LAVORATORI DEL MONDO UNITEVI.”_

 

Tradotto e adattato da “Make My May Day” di Rudolph Vecoli a cura di Ernesto R Milani

 

Il professor Rudolph Vecoli ha fondato e diretto per decenni il Centro Studi per la Storia dell’Immigrazione di Minneapolis, Minnesota. I Lombardi gli sono riconoscenti per la pubblicazione nel 1970 di un volume sull’emigrazione femminile dall’Alto Milanese verso gli USA dal titolo Rosa, the Life of an Italian Immigrant di Marie Hall Ets.