29 giugno 2007


L’operaio italiano

 

La presentazione del libro “L’Operaio Italiano”, Periodico in lingua italiana dei liberi sindacati tedeschi (1898-1914) nella sala del Gonfalone della Regione Lombardia a Milano ha suscitato grande interesse nei diversi settori della cultura sempre più attenti a tutti gli aspetti sia della migrazione sia dell’immigrazione in Lombardia.

Interessante la sintesi che ne fa Ilaria Sesena del quotidiano L’Avvenire che ha analizzato con attenzione la presentazione che, attraverso i  precisi interventi del dottor Roberto Ronza, Presidente della Consulta regionale dell’Emigrazione, del dott. Enzo Lucchini, vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Daniele Marconcini, presidente di Mantovani nel Mondo e Marco Pezzoni autore della prefazione storica del libro, si è tramutata in un vivace seminario.

“Frank Borghi portiere, Charlie Colombo difensore, e Gino Pariani interno: facevano parte della scalcinata nazionale di calcio USA che durante i mondiali del 1950 sconfisse la blasonata Inghilterra. La “Partita della vita”, che ha ispirato un omonimo film. Nella fiction i tre oriundi italiani parlavano con marcato accento meridionale, ma nella realtà Borghi, Colombo, e Pariani avevano solide radici lombarde. Di Cuggiono per la precisione, un paese in provincia di Milano.

Una piccola vicenda che testimonia come il passato di emigranti dei lombardi sia stato dimenticato. Eppure i numeri non passano inosservati: fra il 1876 e il 1976 furono 2.300.000 i lombardi che partirono per afferrare il sogno di una migliore vita all’estero. Solo dal mandamento di Cuggiono nell’Alto Milanese, partirono circa 12.500 persone (su un totale di 30.000) abitanti tra il 1901 e il 1915.

Sono in pochi a conoscere questo fenomeno, malgrado la Lombardia si collochi al quinto posto nella classifica delle regioni italiane di emigranti”.

“C’è una sorta di amnesia: manca un lavoro di ricerca razionale sulla storia dell’emigrazione lombarda”, ha commentato Ernesto R Milani, storico e curatore del libro di Luigi Rossi “L’operaio italiano”, Periodico in lingua italiana dei liberi sindacati tedeschi” presentato ieri 27 giugno 2007. Un volume nato con l’Associazione dei mantovani nel mondo, che racconta il ruolo svolto dal periodico, e dai sindacati tedeschi, per organizzare e dare consapevolezza agli immigrati.

Un racconto ricco e articolato, che testimonia la dura vita degli emigranti lombardi e italiani. E i loro sorrisi stanchi, i vestiti impolverati, le piccole e affollate abitazioni si riflettono in quelli dei nuovi migranti, che arrivano in Italia per conquistare il proprio sogno.

“La Lombardia ha sparso per il mondo grandi talenti”, commenta Luigi Rossi. E sono tante le storie di emigranti di successo come Antonio Raimondi. Milanese fuggito in Perù nel 1848 che divenne esploratore e ricercatore. O Francesco Lattuada (Frank Latuda) minatore di Magnago che fece fortuna.

“Molti lombardi partivano con un bagaglio di capitali e professionalità – ha spiegato il giornalista Fabio Veneri-. Ma la parte più consistente era composta da persone senza competenze specifiche. Anche loro, talvolta, riuscivano a realizzare il sogno americano”.

Ma l’emigrazione non si è fermata. Usano il trolley, non più la valigia di cartone, i lombardi 260mila lombardi che oggi vivono all’estero. Cervelli in fuga e imprenditori a caccia dei mercati migliori provenienti soprattutto dal Milanese (78mila), dalla provincia di Bergamo (34mila) e Varese (33mila)”._

 

Riferimento : “Italiani all’estero” di Ilaria Sesana in “L’Avvenire” 28 giugno 2007.