16 agosto 2006

Latuda, Utah: città fantasma


Lo Utah è uno degli stati più interessanti dell’Ovest americano e lo ricordiamo soprattutto per la presenza dei discendenti di Joseph Smith della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni o più semplicemente Mormoni. I quali, appena arrivati nel 1847 intorno al Gran lago salato si accorsero della mancanza di legname e di combustibile per la loro sopravvivenza, all’uopo dovettero andare molto a sud nella zona dell’attuale Carbon County, dove già nel 1849 scoprirono depositi di carbone che attrassero in breve tempo minatori da ogni parte, che popolarono in fretta tutta l’area. La richiesta di manodopera non qualificata da adibire ai lavori manuali sulla ferrovia e quindi nelle miniere di carbone indusse i proprietari delle varie imprese a fare opera di reclutamento in Europa e fu così che cominciarono i primi arrivi di austriaci (compresi i trentini che erano ovviamente qualificati come tali) finlandesi, greci e italiani sia del sud sia del nord, oltre che da gruppi dai Balcani, Cina, Giappone e Messico.

Ad un centinaio di chilometri da Salt Lake City, vicino a una formazione rocciosa a forma di castello, crebbe invece il campo minerario di Castlegate in seguito all’apertura della ferrovia Denver Rio Grande Railroad. Nel 1886. Castlegate era una company-town (una specie di Crespi d’Adda o Campione del Garda) ovvero una città di proprietà della Utah Fuel e Denver Rio Grande Railroad. Questa particolarità concedeva il controllo totale da parte della compagnia mineraria nei confronti dei lavoratori. Nessuna assicurazione in caso d’infortunio e diritto di abbassare o alzare le paghe a piacimento. Obbligo d’acquisto nel magazzino della compagnia che praticava prezzi  esosi. Nessuna possibilità di avere un sindacato. Anno 1903. Libertà assoluta di importare crumiri liberi di occupare le case dei minatori in sciopero sotto la protezione di centinaia di uomini armati Legge marziale per proteggere i crumire dagli scioperanti e miliziani della compagnia che sparavano da un blindato che si muoveva su rotaie fisse. Nuovi migranti compresi gli italiani abusati più di altri.

Mormoni e bianchi bianchi che si sentivano più protetti in quanto controllavano la chiesa e il governo. Nessuna tolleranza razziale o religiosa. Sarebbero arrivate molto più tardi con il cambiamento radicale nella vita delle miniere dove le macchine avrebbero avuto finalmente un peso maggiore dell’uomo. Disastri minerari che incutevano paura.
Ai turisti e agli amanti dei film western lasciamo l’apprezzamento degli immensi spazi e degli straordinari scenari della Monument Valley che variano dal deserto rossastro alle foreste di conifere che furono necessarie alla costruzione della nuova nazione sognata da Joseph Smith.

Gli agenti delle compagnie di navigazione e delle miniere raggiunsero anche l’Alto Milanese.

Tra gli aspiranti minatori ci fu Francesco Lattuada.

Francesco Lattuada era nato il 1 luglio 1867 e non aveva certamente una grande idea dell’America quando lasciò la natìa Magnago in provincia di Milano nel 1885. diretto in Pennsylvania. Si sa poco di questo suo primo periodo, ma il figlio Frank raccontò che a Castlegate il padre faceva ancora lo scavatore o pick miner quando la corte di giustizia dello Utah gli conferì la cittadinanza americana in data 12 giugno 1899. Per motivi di pronuncia semplificò il cognome in Latuda che tra l’altro è un cognome ungherese. Qui nel 1901 era attestato un gruppo da Turbigo, provincia di Milano, almeno una ventina di migranti che lavoravano nelle miniere di carbone, gestivano saloon e facevano anche la spola con le miniere di Dawson nel New Mexico: Sainaghi, Poretti, Bonza, Branca, Colombo, Merlotti che, salvo i Bonza, non sono più presenti nello Utah. Castlegate è curiosamente famosa per l’assalto alla scorta che trasportava le paghe della Pleasant Valley Coal Company da parte della banda di Butch Cassidy che fruttò loro circa 7,000 dollari in oro. Nel 1903 la vicina Helper invece fu teatro di scioperi a causa dei soprusi delle compagnie come la riduzione delle paghe, dove fu presente la famosa sindacalista Mother Jones. Durante gli scioperi fu ospitata proprio dagli italiani  e con lei incapparono in un arresto di massa che coinvolse 120 persone, molte delle quali non poterono più tornare a lavorare per la compagnia mineraria. Ai primi del Novecento il Latuda  partì per Dawson nel New Mexico dove erano state aperte altre miniere di carbone e  dove c’erano altri lombardi da Turbigo (alcuni di loro perderanno la vita nel 1913 e nel 1923 in seguito ad esplosioni in miniera) e vi restò almeno fino al 1910. In quell’anno fu raggiunto da Rosa Scampini da Bienate che divenne poi sua moglie. Rosa arrivò il 4 giugno 1910 a New York a bordo della nave Savoie. I due soggiornarono per alcuni giorni nel tristemente famoso hotel Bartini al numero 154 di Bleecker Street di New York. Latuda si trasferì quindi a pochi chilometri di distanza a Trinidad nel Colorado, altro importante centro del bacino carbonifero, dove nacquero poi i figli Frank, Robert, Alexander, Saul e Charles, tuttora vivente.

Nel 1914 Frank Latuda si associò al vecchio amico Frank Cameron; insieme cominciarono l’estrazione di carbone in una località desolata ad una decina di chilometri dall’imboccatura dello Spring Canyon che parte da Helper, una  cittadina situata a circa 190 chilometri da Salt Lake e si snoda fino ai 2.100 metri di altitudine della miniera. La miniera si trovava in un sito scosceso, ma una serie di vagoncini di legno trasportava il minerale con una specie di tram verso la ferrovia sottostante.

Nel 1917 Latuda scoprì un nuovo deposito sul fondo del canyon che semplificò di molto le operazioni. Memore forse dei disagi subiti da minatore fece installare, primo nello Utah, un trasportatore meccanico e un impianto di pulitura ad aria e sabbia. Ben presto sorse un campo minerario chiamato Liberty dal nome della compagnia Liberty Fuel Company che Latuda aveva fondato sei anni prima. Con Frank Cameron e altri. Il campo prese consistenza e crebbe con l’apertura di negozi, saloon e scuola. Nel 1923 fu inaugurato l’ufficio postale e Liberty fu ribattezzata Latuda in onore del suo fondatore. Il campo con le sue belle casette allineate ebbe una popolazione fluttuante di 300-400 persone con un centinaio di minatori. La miniera alla base era considerata una delle più sicure dell’ovest.  Con un soffitto di roccia naturale di quasi venti metri che pareva cemento. I problemi derivavano piuttosto dalle slavine che in più di un’occasione   causarono morti  e danni alla ferrovia per il trasporto del carbone e dalla mancanza di acqua che doveva essere trasportata da Helper.

Latuda era una delle attività dirette da Frank dal suo centro operativo di Trinidad nel Colorado a poche decine di chilometri da Dawson nel New Mexico. La Liberty Fuel Company aveva il quartiere generale a Salt Lake City e a Latuda il controllo era demandato al superintendente  George Shultz. Frank aveva poi interessi in vaste aziende agricole sia in New Mexico sia in Colorado.

Nel 1922 Francesco Latuda fece il viaggio in Italia con la famiglia al completo. Era un americano che era riuscito a fare fortuna. La vulgata locale lo ricorda ancora adesso come un avventuriero che aveva vissuto vicino agli indiani di Taos nel New Mexico e che aveva preso possesso di una miniera di carbone a cielo aperto riscattando dei crediti di gioco. Aveva quindi richiamato molti compaesani e formato un villaggio chiamato Latuda Town dove si può ancora parlare l’autentico dialetto di Magnago. A parte il villaggio di Latuda, il resto non è stato ancora documentato.

La leggenda circonda spesso gli avvenimenti lontani. In realtà Latuda era un personaggio che aveva lottato duramente per affermarsi e aveva la riconoscenza della comunità italiana dell’Ovest americano. La sua biografia, inserita nel volume Italian Activties of the  Imtermountain Region, è la storia del self-made man che riesce a superare tutte le difficoltà con tenacia senza dimenticare chi non era riuscito nel medesimo intento. Il libro stava per andare in stampa quando Frank Latuda morì improvvisamente il 10 maggio 1931 a Napa in California in seguito ad un’operazione per appendicite acuta. Si trovava a Boyes Hot  Springs per il convegno annuale della Retail Fuel Asscociation. I solenni funerali ebbero luogo a Trinidad con la più grande partecipazione della comunità italiana e americana in quanto persona nota e rispettata da tutti.

La miniera di Latuda continuò le sue operazioni ma nel 1954 restavano soltanto 20 famiglie e il medesimo declino toccava agli altri insediamenti dello Spring Canyon. Nel 1966 la compagnia sigillò l’entrata della miniera e Latuda fu consegnata alla storia.

L’intera vallata stava per diventare una località fantasma dove la natura avrebbe ripreso il sopravvento.

Latuda oggi è davvero una località fantasma. Un video amatoriale che ha come protagonista Frank Latuda jr girato nel 1990 poco prima della sua morte, ci mostra una valle deserta dove sono visibili soltanto i segni di un passato recente, ormai perso. Frank jr descrive chi e che cosa c’era, ma in realtà non c’è più niente. Restano impavide le strutture in pietra costruite con abilità dai muratori italiani soprattutto trentini nonostante le manomissioni e le distruzioni. L’ufficio della compagnia è stato abbattuto e restano soltanto le macerie.

Come capita a volte la gente mormora e si racconta che Latuda è abitata dallo spirito di una “Signora in bianco” che si aggira per le rovine nelle notti di luna piena. Le versioni sono infinite e anche precedenti il decadimento del posto. Sembra fosse la moglie di un  minatore ucciso da un masso oppure la madre di un bimbo lasciato a casa incustodito e morto sotto una valanga mentre la mamma faceva la spesa. Cosa che l’aveva spinta al suicidio. Altri sostengono con insistenza che sia la moglie di un minatore morto in un incidente e mai indennizzata che scorrazza intorno all’ufficio della miniera. E così via.

Lascio la chiusura a un passaggio tratto dalla biografia di Frank Latuda scritta nell’italiano coloniale  del 1930: “Perché non si può fare a meno di voler bene a Frank Latuda. Pur nella sua conquista e alta posizione sociale e finanziaria, egli è rimasto semplice e sincero. Tanti che hanno delle posizioni assai più modeste di quella del Latuda fanno la ruota come i pavoni  e non si accorgono dell’aureola di ridicolaggine di cui si circondano. Nulla di tutto questo nella bonaria, paterna figura di Frank  Latuda. Nessuna aria di superiorità, nessun atteggiamento di grandezza, nessun neo che guasti l’armonica conformazione del suo carattere”._