27 settembre 2007


Gli italiani e il baseball

 

Tre nomi, tre glorie dello sport americano: Joe Di Maggio, Phil Rizzuto e Yogi Berra; una voluminosa enciclopedia di fatti, successi, performances susseguitesi nel "diamante" o campo di gioco del baseball americano.

Oggi le cronache sportive italiane sono piene di nomi, fatti e qualche volta fattacci che ci parlano di oriundi, italoqualcosa, che attraversano l'oceano per andare a trovare fortuna nelle scuderie italiane, dal calcio al baseball. Fanno carte false, è il caso di dirlo, per sbarcare preferibilmente in Italia e,comunque, in Europa.

Ieri, 25 settembre 2007, News ITALIA PRESS ha dato la notizia che l'italoaustraliano Daniel Matthew Catanzaro sta girando l'Italia per trovare un club che lo assoldi. Il caso di Juan Pablo Carrizo finito in una bufera di fiumi d'inchiostro è arrivato niente meno che in Procura. E troppi ce ne sarebbero da citare, certamente il cronista sportivo in Italia ha fatto l'abitudine a queste presenze italoqualcosa un po' in tutti gli sport.

Fino a qualche anno fa il flusso era inverso. Erano gli USA la terra dove tanti italiani e italoamericani trovavano gloria nello sport.

Giuseppe Paolo Di Maggio nacque il 25 novembre 1914 a Martinez, California, il quarto dei nove figli di Giuseppe e Rosalia Di Maggio emigrati nel 1898 dalla   Sicilia e stabilitisi a North Beach il popolarissimo quartiere italiano di San Franciscola (California).

Giuseppe, pescatore,da generazioni,pregava San Giuseppe affinché i cinque maschi  seguissero i passi paterni, ma Giuseppe Jr.(Joe) venne ben presto  definito: "sfaticato e buono a nulla". Tuttavia il giovane, dal naso pronunciato, aveva il destino segnato che ben presto lo portò alla ribalta della celebrità dopo un breve  soggiorno nella Pacific Coast League. Anche i due fratelli maggiori indossarono  l'uniforme da gioco, nonostante Domenico, il maggiore, "avrebbe dovuto diventare avvocato".

Senza dubbio Di Maggio scrisse le più fulgide, gloriose pagine della palla base, conducendo gli "Yankee" a dieci titoli mondiali. Modesto, introverso, chiamato affettuosamente "The Yankee clipper" (veloce veliero americano del secolo scorso), ed il "Bombardiere del Bronx" è stato il più grande player (giocatore)della storia del baseball.

In una nazione che ha idolatrato ed anche immortalato gli eroi del 20° secolo, da  Charles Lindbergh a Elvis Presley, nessuno ha impersonato meglio "The American dream" (sogno americano) di fama e fortuna, creando una leggenda più duratura di  Joe Di Maggio.

Giuseppe Paolo Di Maggio se ne andò nel marzo 1999 all'età di 84 anni, lasciando un importante memoria sportiva, orgoglio degli italiani e della nazione Americana.

Philip Francis Rizzato nacque il 25 settembre 1917 a Brooklyn da padre, motorista di tram. Da giovane calcò i campi di "football" nel Queens, nonostante il suo fisico non fosse eccessivamente atletico.

Gli sportivi lo battezzarono subito col nomignolo " Scooter" (pattini) che portò con se sino alla fine, avvenuta il 13 agosto 2007 a West Orange, New Jersey con le bandiere dello Stato e degli Yankee a mezz'asta.

Nel 1937 gli Yankee lo ingaggiarono e subito fu nominato "Minor League player of the year" nel 1940, mentre giocava col Kansas City, ed un anno dopo entrò nella Lega maggiore prendendo il posto del popolare Franco Crosetti che lentamente perdeva il "batting average".

La squadra newyorkese non se lo fece sfuggire. L'oriundo italiano giocò in nove World Series con  gli Yankee e vinse 10 titoli della American League nel corso di 13 stagioni, registrando  vari  records per  gli "assists" e "double plays"  nel ruolo di "battitore" e "lanciatore" poderoso.

Pronto, scattante, e deciso, fu un atleta che milioni di spettatori non potranno dimenticare.

E la riprova si è avuta la settimana dei suoi imponenti funerali che hanno generato una infinita serie rievocativa del grande "player".

Appesi i guanti da gioco, Rizzuto divenne uno dei più acuti, intelligenti ed esperti annunciatori sportivi della radio e Tv per gli Yankee, acclamato dalla massa degli ascoltatori per il suo stile idiosincratico.

Ammesso nella famosa Baseball Hall of Fame di Coopertown (New York), ricevette il massimo dei voti da parte del Comitato Veterani.

Lawrence Peter "Yogi" Berra è ovviamente il "Cucciolo" della nidiata sportiva italo americana. Venne alla luce in St Louis (Missouri) il 12 maggio 1925, ma crebbe nella Elizabeth street di Brooklyn che i connazionali  chiamavano "The Hill". Fu un suo caro amico d'infanzia, Bobby Hofman, al termine di una pellicola di incantatori hindu di serpenti, ad affibbiargli il nomignolo di "Yogi".

C’è un evidente refuso tipografico. La Elisabeth Street di cui parla Manocchia è in realtà di St. Louis dove si trovava il quartiere della Hill chiamata pomposamente "La montagna" allora a prevalenza lombardo e popolato soprattutto da emigrati di Cuggiono, Arconate, Bernate Ticino, Robecchetto con  Induno, Marcallo con Casone, Casate, Inveruno, Malvaglio in provincia di Milano. I genitori di Yogi Berra emigrarono proprio da Malvaglio. Aggiungiamo che erano invece di Inveruno i genitori di un altro grande giocatore di baseball della Hill, Joe Garagiola  alfiere dei Cardinals di St. Louis.

"Quell'incantatore", disse Hofman, "cammina proprio come Lawrence Berra". Ed il nomignolo rimase.

Nel 1942 Yogi giocava già nella Lega minore, ma l'esperto "scout" Lee Browne convinse gli Yankee che il "ragazzo" meritava 500 dollari  al mese, che Berra accettò.

Quando la 19a primavera bussò alla porta del figlio del cuggionese Pietro, giunto ad Ellis Island  all'età di 23 anni nel 1909, sposatosi poi con Paolina, cuggionese pure lei, Yogi indossò l'uniforme e salì su una nave da guerra, partecipando al D. Day, invasione di Omaha Beach, e sostando anche in Italia nel 1945.

Il futuro asso del baseball non tardò a mettere in luce le sue spiccate caratteristiche di veloce, mobile grande "handler pitchers".

Per 19 anni  della sua carriera giocando con gli Yankee, venne onorato quale "Most valuable player" (miglior giocatore)  per ben 3 volte, tanto che nel 1959 al mitico Yankee stadium venne festeggiato con lo "Yogi Berra Day"  presente anche  il grande amico Joe Di Maggio. Nel 1972 fu ammesso nella prestigiosa National Baseball Hall of Fame.

Nel 1965  dagli Yankee passò con i Mets (di New York) in veste di giocatore-allenatore. Con la sua figura "coccolona" dello sport Americano, l'italiano di St. Louis divenne uno dei più grandi "catchers" (ricevitori) nella storia del baseball, riconfermato anche dal Presidente Bush che lo ricevette alla Casa Bianca.

Ma come mai quando parli -chiedemmo un giorno a Yogi- l'accento milanese  si avverte a malapena?

"Che vuoi, son vissuto tanti anni con i nostri meridionali. Ma con papà e mamma Paolina parlavamo la nostra lingua. Quando sbarcai in Italia, nel 45, feci... il grande perché conoscevo un  po’ di dialetti. Comunque in Italia non  hai tanto bisogno di parlare. Basta fare segni che ti capiscono, perché siamo  intelligenti".

"Sai che -prosegue Yogi- qualche volta in allenamento bastavano dei segni che i giocatori rispondevano a dovere?"

Oggi, a 82 anni compiuti di recente, Yogi, sposato con Carmen, padre di tre figli, due dei quali  giocatori di baseball, vive a Montclair, nel New Jersey, rispettato e mai dimenticato. Auguri, grande Yogi!_

 

Adattato da  Lino Manocchia/News ITALIA PRESS