10 aprile 2007
 

Dalla Valle Canonica a Monongahela, Pennsylvania

 

Forse i primi migranti raggiunsero la Garibaldi Guard durante la Guerra Civile, ma per certo i camuni furono coloro che aprirono la strada ai minatori italiani  di carbone nella zona s sud di Pittsburgh attraversata dal fiume Monongahela.

Ono San Pietro e Malegno sono due piccoli comuni rispettivamente di 900 e 2.000 abitanti alle pendici del monte Badile camuno nella’area famosa per la presenza delle incisioni rupestri preistoriche. Da questi paesi, dove la gente aveva dimestichezza con la lavorazione della pietra, del ferro e del carbone, partirono i primi lombardi che andarono ad estrarre carbone nella regione di Pittsburgh, in Pennsylvania. Secondo Giuseppe Domenighini, studioso di storia locale ed ex-sindaco di Ono San Pietro, la presenza di una pietra tombale datata 1868 e racconti frammentari, segnalano la presenza di volontari camuni addirittura nella Garibaldi Guard durante la guerra civile americana. Le statistiche di Castle Garden, Ellis Island e Boston indicano almeno un centinaio di minatori della valle emigrati tra il 1880-1919 nella zona di Monongahela. Questa città che ha ora circa 5.00 abitanti si trova ad una trentina di chilometri da Pittsburgh e si espande vicino ad un’ansa del fiume che ne porta il medesimo nome. Il fiume Monongahela si unisce poi all’Allegheny e confluisce nell’Ohio che s’immette nel Mississippi a Cincinnati. Il territorio circostante giace su un deposito di carbone coke che fu sfruttato per gli altiforni dell’importante industria siderurgica di Pittsburgh. Vene molto vicine alla superficie, ora abbandonate per motivi ecologici ed economici e in attesa di recupero. La vicinanza del fiume favorì il trasporto di materiale grezzo e di merci fino alla foce del Mississippi a New Orleans soprattutto quando i trasporti all’interno della Pennsylvania erano scarsi.

I minatori lombardi si stabilirono quasi tutti definitivamente nella regione, in quei piccoli camp minerari che poco a poco divennero cittadine autonome. Le storie di sempre: costo del biglietto anticipato dalle compagnie minerarie oppure comprato vendendo parte dei propri averi. Baracche della compagnia, magazzino viveri della compagnia a prezzi esosi. Compagnia che possedeva tutto e che poteva mandar via i minatori a piacimento. A volte la paga era con buoni spendibili soltanto al company store ( magazzino della compagnia). Niente indennità infortuni, o meglio, i medesimi erano attribuiti all’imperizia o alla disattenzione dei minatori. Famiglie lontane, affetti assenti. Silicosi.

Poi nel 1913 anche la tragedia, non insolita, ma tenuta lontana dalla mente. Il 23 aprile 1913 ci fu un’esplosione nella miniera Cincinnati dovuta ad un’esplosione di gas che innescò anche una nuvola di polvere di carbone che invase le gallerie per almeno un chilometro. Dei 167 minatori presenti al lavoro, 98 morirono. Come spesso accade, i nomi italiani sono abbastanza deformati, ma  non indecifrabili: Buttafava Ercole (Buttafard Eresle), Donina Felix (Domia, Dorina Felix), Filippini Frank (Fillipine Frank), Donato Giuseppe(Guisippi Donati), Melotti Maurizio (Melotti Mamizio), Pazinetta And(forse Pasinetti), Polonioli Battista (Polonisneti Polanienli  Baptisto), Roncatti Giacomo (Ronchatte Giacomo), Spadinia Anselmo (Selmo), Troncatti Giacomo (Tronchatti Giacomo), Vincenti Giuseppe(Vincenzo Joseph), Vincenti Beniamino (Vincent Vincenzo Barudo), Zannati Giacomo (Zamotti Zannatti Giancomo). I cognomi bresciani sono facilmente individuabili. Tra loro giovani e meno giovani. Giacomo Troncatti aveva 48 anni, ma l’elenco mostra minatori anche di 55 anni. Americani, irlandesi e anche austro-ungarici, lituani, finlandesi, polacchi e slovacchi. Adesso riposano tutti assieme nell’immenso cimitero di Monongahela che cela la tristezza attraverso le distese di verde e le lapidi omogenee.

La tragedia di Monongahela a volte si confonde con quella di Monogah in West Virginia dove oltre 500 minatori italiani morirono il 6 dicembre 1907.e che si aggiunge a quella di Hillcrest in Alberta, Canada dove altri lombardi della provincia di Varese perirono il 19 giugno 1914, mentre sempre nel 1913 un’altra sciagura mineraria a Dawson, New Mexico mieteva 263 vittime inclusi molti lombardi.

Storie sconosciute sia in Italia sia in America dove il tempo sembra cancellare alcuni avvenimenti così in fretta. La vicenda dei camuni e dei lombardi a Monongahela è stata riportata alla luce dal lavoro di ricerca di Pierluigi Milani che esercita l’avvocatura a Malegno, a pochi chilometri dalla tracce dell’uomo preistorico di Capodiponte. Incisione millenarie contro pochi minatori. Pierluigi Milani ha vinto la sua battaglia. Tutto è cominciato quando ha saputo che il nonno Luigi, minatore, era morto di febbre spagnola a Monongahela nel 1918 e ha  ripercorso i suoi viaggi avanti e indietro attraverso l’oceano e la storia della famiglia fino a ritrovare la semplice lapide spezzata di Louis Milani nato a Malegno nel 1885 e  morto a Monongahela nel 1918 nel cimitero locale di St. Mary.

Milani ha raccontato la sua scoperta dell’America in due preziosissimi volumi dal titolo: “Sognando Monongahela”, 2002; “L’America nello specchio”, 2004 e “Gina story”, 2006 dove l’esperienza americana  è in realtà un incontro tra due culture che sembravano essersi perse. Nuove amicizie sorte su basi comuni e camune di ricerca e basi per un futuro di nuove affiliazioni. Intanto un amico della ricerca di Pierluigi Milani è tornato in Val Camonica. L’architetto di beni culturali Terry Trecciai, anche lui di Monongahela, e intervenuto a Ono San Pietro e Malegno per illustrare alle scolaresche e alla popolazione la storia di un gruppo di migranti che l’economia negativa della fillossera, della chiusura delle miniere locali sembrava aver piegato. La sua esposizione in italiano ha dato un valore aggiunto alla cronaca.

Pierluigi ha un sogno. Teme per il cimitero di Monongahela. Gli italiani costituiscono ancora il 20% della popolazione, ma anche loro hanno bisogno di essere motivati. Nessuno cerca di farne una Spoon River lombarda, ma non bisogna dimenticare. La regione Lombardia attraverso i Lombardi nel Mondo è pronta per recepire il progetto di recupero delle sue radici, quelle di coloro che nella regione sono arrivati tra i primi e che nelle radici della terra hanno lottato per vivere._