17 luglio 2006

 

 

Cuggiono, Italia: casa mia

 


 

Che cosa hanno in comune Bob Carnaghi, Charlene Carnaghi e Mark Spezia piuttosto che Carolina Selzner, Gloria  Griffero, Sandra Colombo, Michael Ann Stanley e Richard Pisoni  e tutti gli altri che da anni arrivano a Cuggiono per visitare il villaggio da cui partirono a centinaia verso la fine dell’800 per andare a lavorare in America, soprattutto in miniera? Quasi un pellegrinaggio, per fare pace con la propria coscienza e con un passato di americani con una storia diversa.

Mi raccontano che si chiamava Garavaglia. Veniva da Dublino dove faceva l’ingegnere nucleare.

Si aggirava per Cuggiono, come fanno tanti, alla ricerca di qualche lontano parente che neanche in  internet si riesce a trovare. E d’estate voleva mangiare il risotto e, un po’ fuori stagione, anche la casseouela, ovvero il piatto tipico invernale preparato con  verze e carne di maiale che il nonno italiano di Herrin  gli ricordava sempre. 

Che cosa spinge queste persone a cercare ancora la propria identità  e, dopo oltre un secolo, a tornare ancora a Cuggiono?

Sergio Romana dice che “si è egualmente dissolta, nella maggioranza degli italo americani, la componente italiana della loro identità. Sono cittadini americani a cui non spiace conservare qualche abitudine gastronomica, fare ogni tanto un viaggio “al paese” e parlare sentimentalmente dei loro nonni. Tutto qui”.

Quattro anni fa Sandra Colombo e Michaelann Stanley vennero in visita a Milano e si incontrarono con Oreste Magni, direttore dell’Ecoistituto della valle del Ticino di Cuggiono ed Ernesto R Milani, studioso di storia dell’emigrazione. Sandra e Michaelann abitano a Herrin nel sud dell’Illinois a circa due ore di macchina da St. Louis, Missouri. Miniere di carbone, adesso scomparse. I lombardi erano centinaia e la chiesa dedicata alla Madonna del Carmine funse da centro comunitario. Una prima visita esplorativa di Oreste ed Ernesto, ebbe un seguito nel 2005 con un gruppo di Cuggionesi che prese parte ai festeggiamenti in occasione dell Herrinfesta Italiana di fine maggio. E così nacque l’idea di ospitare a Cuggiono un gruppo di Herrin  durante i festeggiamenti indetti il 15 e 16 luglio 2006 per celebrare il 400° anniversario della posa della prima pietra della basilica di Cuggiono  dedicata a San Giorgio, durante la festa patronale della Madonna del Carmine.

Michaelann e Sandra sono arrivate con un gruppo di 35 persone accolte da una folla di amici e parenti vari al ristorante da “Mario il Pescatore” di Castelletto di Cuggiono. A tavola, come sempre per rinsaldare legami vecchi e nuovi. Pesce in carpione e nervetti. Chardonnay  fresco. Risotto con la luganega e lo zafferano. Lavarello. Lingue sciolte nel primo approccio con l’Italia. Gruppo omogeneo di persone con parenti e  di italici. Naviglio Grande e villa Clerici a due passi.

Alla sera, la processione solenne con i paramenti sacri, le luci, la musica imperante dell’organo, le preghiere sommesse e i canti importanti. Sguardi dappertutto. San Giorgio restaurata nel suo splendore. La statua della madonna portata ancora una volta a spalle.

E domenica la messa con il cardinale Dionigi Tettamanzi. Ancora più solenne. Don Franco, parroco di Cuggiono accanto a padre Venegoni  nativo di  Herrin e padre Ken, parroco di Herrin, che nonostante il  ginocchio malmesso è presente in stampelle alla chiamata.

Vita religiosa di comunità. Curiosità. Felicità e commozione sui volti degli americani.

Pranzo all’oratorio con il servizio dei volontari dell’Oratorio Village. Risotto con i funghi e luganega per dare impressioni memorabili. Parenti, amici. Passaporti marroni che spuntano dalle tasche di Richard Merlo e JoAnn Kuhnke. Commozione alle lacrime per Paul Garavalia nel mostrare le foto di famiglia e ricordare il dialetto. Dave Mendriski che sta imparando l’italiano e ringrazia di essere con noi. Canti. Di ieri,di sempre. Anche il cardinale canta “Oh, mia bela Madunina” e nel sottofondo “We Shall Overcome”.    

Herrin che sta perdendo la grande fabbrica Maytag comprata da Whirpool per avere più controllo sul mercato degli elettrodomestici. Il Roma Club, sede di una delle varie società di mutuo soccorso di Herrin, che sta per essere abbattuto. Storia degli italiani che se ne va, a poco a poco.

I due giorni passano veloci. Visita al museo civico dove sono conservate tutte le testimonianze di Cuggiono antica nella sede di villa Annoni con il grande parco, forse uno dei più estesi della Lombardia privata. Ultima paella alla valenciana cucinata dai volontari dell’Ecoistituto nella sede del decanato di Castelletto di Cuggiono. Convento dei domenicani del 1400 completamente ristrutturato ed adibito a funzioni varie. Ultimi scampoli di Cuggiono prima di ritornare al viaggio del turista convenzionale. Verona, Venezia, Firenze, Roma. Canti, ringraziamenti, sorprese, scambi di doni.

Ci sono anche Irma Jolene Fisher assieme a Nora Picetti. Irma è in vacanza studio e sta facendo interviste a parenti di emigrati a Herrin aiutata da Nora. Nora ha elaborato la versione teatrale di Rosa, vita di una emigrante italiana di Marie Hall Ets che racconta le vicende di una cuggionese emigrata in America. Bob Carnaghi appena può torna a Cuggiono con la mamma. Charlene. Come pure Mark Spezia, comandante della Delta. E Richard Pisoni, che per settant’anni ha pensato di fare un salto e vedere il paese del nonno, è arrivato nel 2005. E quattro giorni fa ha ripreso l’aereo per venire a vedere la festa e stare con i suoi amici. Forse per tante persone tutto è finito da tempo. Per altri, Cuggiono, Italia non è soltanto un puntino sulla carta geografica vicino a Milano. E’ una parte viva della loro anima._