1 ottobre 2007
 

Andrea Bulbarello

 

Andrea, presentati e dicci dove sei.

Ciao a tutti, sono Andrea Bulbarello (per gli amici detto “il Bulba”), mi ritrovo a scrivere ed a parlarvi di me poiché per varie vicissitudini sono stato catapultato circa un anno fa, per motivi lavorativi, nel profondo West degli Stati Uniti d’America, precisamente nella desertica e caldissima Phoenix (Arizona).
 

Raccontaci del tempo perduto in Italia con studi e corsi vari.

Bene, sono un dottorando in “Biotecnologie Alimentari”, il mio percorso educativo è stato abbastanza travagliato. Dopo essermi diplomato all’Istituto Alberghiero E. Maggia di Stresa decido di tentare il cammino universitario, dopo cinque anni mi laureo in Scienze e Tecnologie Alimentari presso la facoltà di Agraria di Milano. Una borsa di studio e successivamente un concorso per ottenere la possibilità di fare il dottorato mi permettono (dopo un iter complicatissimo) di frequentare il dipartimento del DISTAM  di Milano (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche) più precisamente nella sezione di chimica. Dopo un anno circa partecipo ad un concorso ed ottengo la “Borsa di Studio per il Perfezionamento all’Estero”, il mio Prof. ha ottimi contatti con un famoso e rinomato professore dell’Arizona State University, faccio le valigie ed a metà ottobre 2006 mi trasferisco da Milano (a Gallarate nei week-end) a Tempe, AZ (area metropolitana di Phoenix).

 

Ma perché rinunciare alle discoteche del Gallaratese?

La curiosità è parecchia non essendo mai stato negli Stati Uniti, il pensiero di passare un anno lontano da famiglia, amici e patria mi preoccupa un po’, ma ciò nonostante parto determinato e felice di poter intraprendere un’esperienza del genere.

Il viaggio è lungo e stancante, la prima notte la passo in un motel, il giorno seguente vengo ospitato da un ragazzo italiano “PostDoc” nel mio stesso laboratorio di nome Nicolò. La prima settimana e’ terribile, un po' per il fuso orario, un po' per il caldo, un po' per tutte le esigenze logistico-burocratiche (tra cui il trovare casa) che sono veramente tante.

In sintesi, dopo un giorno trovo casa (25 metri quadrati), completamente vuota e quindi da arredare, Nicolò mi suggerisce l’Ikea (sono sfuggito per anni all’Ikea in Italia), seguendo indicazioni faccio tutto a piedi e tramite bus, capisco subito che qui senza macchina non si è nessuno. I bus sono poco frequenti, lenti e soprattutto non si capisce dove vanno, sono però gratuiti, lavorare in università ha i suoi vantaggi!

 

Bene bene. Prendi l’aereo, sbarchi a Phoenix ed incominciano i guai?

La cosa incredibile è che dopo una settimana svolgo tutte le pratiche burocratiche universitarie ed inizio a lavorare a tempo pieno, l’organizzazione universitaria è fantastica (se paragonata alla realtà italiana), ci sono parecchie cose da fare, ma tutti sono gentilissimi (fin troppo) e disposti ad aiutarti. In tempo record ho in laboratorio una mia postazione di lavoro, computer, strumenti da laboratorio modernissimi e tutto il materiale di cui necessito; tutto è moderno, pulito e minuziosamente organizzato.

 

Come ti trovi in un ambiente universitario senza Padani?

Subito trovo persone simpatiche e disponibili, il collega italiano appunto e due colleghi brasiliani, si instaura subito un rapporto di mutuo soccorso, ci si aiuta e ci si consiglia, non avendo una macchina ci si organizza per spedizioni organizzate in supermercati e mega-centri commerciali (le famigerate mall) utilizzando passaggi strappati a colleghi ed i complicatissimi bus.

Il laboratorio è un calderone etnico, ci sono parecchi cinesi, sudamericani, tailandesi e qualche statunitense. Il tempo passa velocemente, in laboratorio si apprende molto, il modo di lavorare però è diverso, si pensa quasi sempre solo al lavoro, alla ricerca, alla chimica ed ai risultati ; proprio per questo motivo appena si riesce ad essere liberi il fine settimana ci si organizza e si parte per visitare nuovi posti, si affitta una macchina e si macinano migliaia di miglia sulle highway.

 

E quando esci e vai in “libera uscita”?

Il rapporto con gli statunitensi è abbastanza strano, non danno molta confidenza, escono poco, non cucinano, parlano ad alta voce e soprattutto hanno stranissime credenze sulla cucina italiana! Subito capisco che qui il modo di vivere e la cultura sono totalmente differenti, non esiste un centro cittadino, la gente non esce molto, le strade sono quasi senza pedoni e soprattutto non ci sono anziani in giro, non ci sono anziani nei supermercati, per strada e nei negozi!

 

Altre annotazioni, considerazioni, impressioni…

Ogni tanto l’Italia manca molto, non riesco a capire però cosa in particolare mi manca, so solo che talvolta le differenze sono così macroscopiche da farmi sentire veramente lontano dalla cultura statunitense (almeno dalla realtà di Phoenix). Ogni tanto si percepisce una smisurata attenzione alla sicurezza, tutto viene minuziosamente controllato e monitorato per poi però vedere i motociclisti senza casco e persone che girano armate in tutta tranquillità. A volte si possono notare delle gigantesche contraddizioni, non che in Italia manchino, però qui proprio per tutta la passione che ci mettono per creare regole severissime queste contraddizioni si notano molto di più.

 

Continua, continua. Sei lanciato, chi ti ferma più!

La cosa incredibile è che le facoltà ed i dipartimenti scientifici sono praticamente senza personale statunitense, i dottorandi ed i ricercatori sono per lo più indiani e cinesi ed iniziano persino ad esserci molti professori non statunitensi! Sembra quasi che il settore scientifico statunitense (la punta di diamante degli USA) sia stato piano piano colonizzato; ciò porta alla  formazioni di importanti e numerosi gruppi etnici che non sono assolutamente integrati con il resto del mondo universitario (specialmente con gli studenti statunitensi), le comunità cinesi ed indiane sono incredibili, hanno negozi dove comprare prodotti alimentari tipici ed addirittura affittare film in lingua originale, pensate che la via dove abito è ad alta concentrazione indiana, mentre alcuni complessi di appartamenti sono praticamente colonizzati da cinesi.

 

Ma la maggioranza straniera a Phoenix è messicana.

Ecco, una considerazione a parte vorrei farla riguardo alla comunità messicana; essendo l’Arizona confinante col Messico, la comunità messicana è massiccia, ma ancora una volta completamente isolata dagli altri; perlopiù la stragrande maggioranza dei messicani non è qui per studiare o fare ricerca e vivono quindi una realtà completamente diversa.

 

Vedo che ti sei ambientato. Qualche segreto particolare?

Personalmente non ho mai avuto la necessità di trovare altri italiani, ho sempre cercato di conoscere ed uscire con gente proveniente da tutto il mondo (Brasile, Tailandia, Spagna...), la curiosità di capire similitudini e culture tra popoli completamente diversi mi attrae molto e fortunatamente posso dire di aver fatto amicizia anche con un ragazzo statunitense (Jared), che ha permesso a me ed agli altri ragazzi (stranieri, ovviamente) del laboratorio, di capire ed assaporare meglio la realtà made in USA. Grazie a Jared ci siamo (parlo di tutti i ragazzi del laboratorio) sentiti meno isolati dagli Stati Uniti, ci siamo forse sentiti meno “immigrati” ed un po' più integrati; attraverso questa amicizia sono riuscito infatti ad essere meno ostile verso la cultura statunitense.

 

Vogliamo finire o consumiamo tutto lo spazio a disposizione?

Beh, per finire che dire? Devo dire che un’esperienza del genere può fare solo bene, si riesce a capire meglio quello che gli immigrati provano quando arrivano in Italia (ovviamente le condizioni sono totalmente diverse nel mio caso), si prova sulla propria pelle cosa significa stare lontani da casa in un posto dove cultura e costumi sono totalmente differenti, si conoscono persone fantastiche da tutto il mondo e soprattutto si ha la possibilità di lavorare in un ambiente universitario competitivo ed estremamente organizzato. Ripeterei questa esperienza all’infinito anche perché dopo più di undici mesi qui a Tempe AZ, mi sento più italiano ed addirittura più europeo!

Ringrazio Ernesto ed Umberto per avermi dato la possibilità di scrivere queste mie impressioni.

Un saluto a tutti._


Intervista elaborata a Phoenix da Umberto Broggi, che si fortifica andando su e giù per i canyon.