23 giugno 2008


Un milanese reduce da Aigues Mortes

 

Aigues Mortes è una cittadina francese della Linguadoca-Rossiglione dove, tra il 16  e  il 20 agosto agosto del 1893, un conflitto innescato dai francesi contro i lavoratori italiani  delle saline di Peccais,  provocò la morte di nove operai, liguri e piemontesi, ed almeno un centinaio di feriti tra gli italiani. Qualcuno ha tentato di dare una spiegazione legata all’inasprimento delle tariffe doganali tra Italia e Francia. In realtà si tratta di un eclatante episodio razziale, non isolato, esasperato magari da motivi di lavoro e di occupazione, ma esattamente uguale, se non peggiore, ai linciaggi subiti dai nostri connazionali in altre parti del mondo. Come nel caso del linciaggio degli italiani accusati della morte del Hennessy due anni prima nel 1891 a New Orleans in Louisiana, scoppiarono disordini in molte città italiane, tra cui Milano, che ebbero ripercussioni sulle relazioni tra Italia e  Francia. Qualcuno ipotizza pure che l’anarchico Santo Caserio di Motta Visconti, ma panettiere in Milano, scosso da questo evento, decise per questo motivo di uccidere il Presidente francese Sadi Carnet nel 1894.

I fatti: Il 16 agosto 1893 una delle solite risse tra italiani e francesi provoca il ferimento di un francese. La notizia si diffonde rapidamente con la falsa voce di  morti in campo francese. Il giorno successivo una folla di 300-400 persone prende d’assedio le baracche dove sono alloggiati gli italiani. I gendarmi francesi, accorsi in loro aiuto, li scortano fino in città per farli poi proseguire in treno per Nimes e Marsiglia, dove vengono accolti da altre  500 persone armate di fucili e bastoni che contrastano la polizia e si scagliano violentemente contro gli italiani. Il bilancio ufficiale dei disordini parla di 9 morti e di 50 feriti, ma altre fonti alzano il bilancio a 50 morti e 150 feriti in quanto per giorni la caccia all’uomo, o meglio all’italiano, proseguì attraverso le campagne circostanti dove molti si erano dispersi per sottrarsi alla plebaglia. Gli accusati della strage chiamati in giudizio furono tutti assolti. 

 

L’articolo che  tratto dal  “Il Secolo” del 22 agosto 1893 non ha bisogno di ulteriori commenti:

 

I lavoratori italiani di Aigues-Mortes erano piemontesi, liguri, lombardi e toscani. Ieri venne trovarci un milanese che era giunto l’altro di. A Ventimiglia l’avevano vestito, ma non aveva scarpe in piedi.- Abbiam cominciato coll’aiutarlo nei suoi bisogni più urgenti, e intanto ci raccontò i suoi casi. Era molto serio e calmo.

Il suo nome è Luigi Formenti: prima di partire da Milano e recarsi in Francia, abitava in via Vercelli, n. 23.

- Eravamo là ad Aigues-Mortes – ci disse – in sei o sette milanesi: uno si trova ancora in Marsiglia, ferito ad un piede.

- Era la prima volta che andavate in Francia? – gli chiedemmo.

- No, - rispose;  vi ero stato tre o quattro volte: e per questo ero ben lontano dall’aspettarmi quanto ora mi è successo: Arrivai ad Aigues – Mortes il 1° d’agosto: otto giorni dopo lavoravo nelle saline.

- Guadagnavate molto? Più dei francesi?

- Noi lavoravamo a cottimo e per parte mia guadagnavo almeno dieci lire per giorno. Alloggiavamo nei baracconi eretti vicino alle saline: i francesi invece andavano in città. Si lavorava commisti tutti insieme: siccome lavoravamo di più guadagnavamo di più ei francesi. Un po’ di ruggine c’era sempre stata da anni ed anni ; ma si trattava di risse da nulla, come succede anche qui per le questioni di lavoro; ma nessuno pensava mai che dovessero avvenire quegli orribili fatti!

- Li avete veduti? Ne conoscete il principio?

- Il principio me hanno raccontato. Chi diceva che si trattava di una questione per un paio di calzoni, chi per una bottiglia: io non lo posso dire perché non c’ero. So che la lite cominciò fra un italiano un francese: altri vi presero parte ; poi alla sera ci ritirammo noi nei baracconi, i francesi in città. Questo succedeva il 14 agosto.

“La mattina seguente noi eravamo pronti ad andare al lavoro ed avevamo già gli strumenti con noi, quando sopravvennero 18 carabinieri a cavallo. “Italiani, ci dissero, ritiratevi! Noi siamo responsabili delle vostre vite: ritiratevi subito affinché non succedano guai. “Molti si ritirarono nei baracconi. Questo son fatti di paglia col tetto di tegole.

“Sopraggiunsero 500 e più francesi e cominciarono a smantellare il tetto, facendo cadere il materiale nell’interno. Poi vi appiccarono il fuoco. Allora quelli che vi eran racchiusi, uscirono fuori. I francesi fanno per assaltarli. I carabinieri sparan per aria credendo di intimorire la folla: dovevano spararci dentro chè forse sarebbero scappati! Invece glia altri duri e cominciò allora il massacro.

- L’avete veduto?

- No, io ero in un baraccone più lontano: ho veduto solamente un tumulto. I carabinieri misero gli italiani in mezzo a loro ( saran stati 150) e li condussero ad Aigues-Mortes.

“Per istrada eran perseguitati con bastoni e con sassi. Ad Aigues – Mortes vi era la bandiera nera; in piazza San Luigi si trovava un fornaio e i nostri sono entrati là dentro. Di fuori gridavano ed urlavano : “Alla morte gl’italiani!” E li successero quelle cene orribili che sanno.

“Il giorno dopo, 16 agosto, si sparse per tutti i baracconi il grido di: “Si salvi ci può!” Ed anch’io ch’ero in un o dei baracconi lontani, fuggii e mi salvai a stento. La truppa venne alla sera. Il nostro console fu molto premuroso e venne più volte fra noi per vedere quel che poteva fare.”

Il Luigi Formenti è un bell’uomo, robusto ed energico. Si trova qui a Milano, ricoverato nell’Asilo Notturno Lorenzo, in via Sottocorno, dove starà finché troverà un’occupazione. Non c’è fra i nostri lettori, chi abbia bisogno di un lavoratore robusto, che sfidi la fatica?_