22 luglio 2009

 

50 motivi per visitare New York nonostante la crisi economica

 

In città lo chiamano downsizing della vita. La crisi economica sta cambiando le abitudini dei newyorchesi. Ristoranti e hotel storicamente griffati sono semivuoti. Per qualcuno la città potrebbe tornare a essere un posto dove vivere e non dove la gente viene a rifarsi il guardaroba. Ecco una breve agenda sulle prime 50 cose da fare se arrivate domani nella Grande Mela (anche sul Magazine del Corriere della Sera). Indirizzi snobbati dalle guide, che arrivano da chi, americano o no, la città la abita. Scritto da chi è tornato in Italia senza comprare niente (unica eccezione: una maglietta di Obama) e non ha mai visto una puntata di Sex and the City, senza trovarsi quindi nella scomoda parte del turista che deve rintracciare ogni sfondo della serie più amata in città.

A NEW YORK SI CAMMINA - Le zone di moda tra i giovani oggi sono quelli di Williamsburg e Park Slope a Brooklyn. Superato il ponte, doverosamente a piedi (occhio agli uomini-jet sulla preferenziale ciclabile), merita un giro Dumbo, il quartiere delle gallerie e degli artisti. Empire Fulton alla domenica è l’alternativa al tutto esaurito sul verde di Central Park per il pic nic. Per chi vuole rilassarsi fino in fondo, al tramonto c’è pure l’angolo dello yoga. Tornando a Manhattan, in fondo a St. Mark’s Place, via demodé stile Camden Town londinese dove si trovano tante cose inutili, c’è il quadrato di Thompkins Park dove andare a rimorchiare col cane (gli americani ne hanno due/tre..in caso di carestia fatevene prestare uno). Tappa a Central Park: se volete rendere omaggio a John Lennon potete lasciare una rosa sulla mattonella “Imagine” a Strawberry Field, l’angolo del parco a lui dedicato. Se invece dovete chiedere alla fidanzata di sposarvi, i newyorchesi consigliano l’angolo più intimo di Central Park: entrando nel verde tra la 101esima e la Quinta.

EMULAZIONE SALUTISTA - Al confronto i newyorchesi saranno sempre più sportivi di voi. Se non corrono, armati di iPod (a Ny i negozi Apple sono tre e considerati come musei), i newyorchesi camminano a velocità supersoniche nonostante gli infradito ai piedi (qui li chiamano flip-flop) e il peso di interminabili beveroni di caffé in mano. Inutile adeguarsi, ma giocare a freesbe a Sheeps Meadow, in pieno Central Park, vi farà sentire già più a casa. Sempre nel Parco ci si può iscrivere al circolo di tennis. Basta registrarsi per giocare in giornata (www.nytennis.net/centralparktenniscenter.com). Sarete newyorchesi modello quando potrete entrare (e uscire) a testa alta dal playground di West 4, sulla Sesta, uno dei più famosi e competitivi della terra. Si gioca a basket, ma anche a squash coi guanti o a mani nude. Per gli italiani in astinenza da calcio (guardato) il ritrovo è il Nevada Smiths (www.nevadasmiths.net). Vietato ai minori di 21 anni, è il pub con più televisori accesi sul calcio in diretta da tutto il mondo. Vietato uscire a prendere una boccata d’aria, non vi sarà garantito di poter rientrare. L’indirizzo più tranquillo è quello del parco di Washington Square, dove potete sfidare a scacchi gli studenti dell’università di Nyu protetti dagli scoiattoli, assoluti dominatori del giardino.

DOVE MANGIARE - Il bistrot Lucky Strike (www.luckystrikeny.com), a Soho, è dello stesso proprietario di tre dei più celebrati ristoranti di New York (Pastis, Balthazar e Schiller’s), ma con conto più abbordabile e atmosfera più americana. Stessa clientela: musicisti come manager appena usciti da Wall Street. Momofuku (www.momofuku.com) all’East Village. Dieci portate a prezzo fisso (60 euro, ma le scaglie di foie gras e lychee vale la cifra) per una cena fusion dallo chef più celebrato del momento, David Chang. Peter Luger (www.peterluger.com) a Brooklyn detiene la palma di miglior steak-house d’America. Il problema è che bisogna prenotare almeno 5 giorni d’anticipo. Stile bavarese, camerieri e gestore molto poco cordiali. La miglior alternativa per carnivori è Buenos Aires, nell’East Village (www.buenosairesnyc.com). Con (molti) meno dollari si può mangiare la favolosa Entrana Especial. New York pullula di ristoranti italiani. Per la pasta si consiglia Pitti (angolo di Bleckeer Street con la Sesta). Habitué Lindsey Lohan, Lapo Elkan e Beyoncè. Può capitare di incontrare il dj londinese Mark Ronson che vi mette in lista ai concerti più esclusivi della settimana. Per il brunch domenicale, invece, il meglio è Aurora (www.auroraristorante.com), a Brooklyn. A pranzo durante la settimana localini interessanti tra Soho e Nolita. Da Bread (20 Spring Street), serviti da giovani attrici che arrotondano servendo ai tavoli, capite che la gestione è italiana dalla ciotolina d’olio offerta per aperitivo. Per gli amanti del sushi New York resta un paradiso. Da Tomoe in Thompson Street, autentica atmosfera da cartone animato giapponese stile Kiss Me Licia: pochi tavoli e piatti (ottimi) disegnati sulle pareti a pennarello. Altro pesce si mangia da Pearl (www.pearloysterbar.com), nel Greenwich. Accompagnato da vino bianco della casa, seduti alla barra, l’ottimo lobster roll, il panino con l’aragosta. Da segnalare tra le nuove aperture il dessert club Chikalicious (www.chikalicious.com), nell’East Village, il primo ristorante di soli dolci a New York.

LA TOP FIVE DELL’HAMBURGER - I newyorchesi di lunga data si dividono tra P.J. Clarke's (www.pjclarkes.com) e JG Melon (Terza angolo con la 74esima), nell’Upper East. Tra gli hamburger di nicchia si distingue Burger Joint, nascosto tra i lustrini della hall dell’hotel Meridien: posto magico che sa di “old America” (57esima a due passi da Central Park). Per l’ambiente (oltre che per rapporto qualità prezzo del panino) da segnalare Diner (www.dinernyc.com), a Williamsburg: atmosfera da Happy Days, menu del giorno scritto a penna sulle tovaglie e Corner bistrot (Quarta angolo Jane Street), centenario baretto del West Village con birra a tre dollari e scelta gastronomica limitata all’osso: hamburger o hamburger.

PER BERE QUALCOSA- Premesso che i party migliori i newyorchesi “in crisi da dollaro” se li organizzano sui propri “rooftop” (giardini sul tetto) con birre e sushi take-away, resta imperdibile un “drink in quota” sul terrazzo dell’Hotel Empire (www.empirehotelnyc.com), nell’Upper West, di fronte al Lincoln Center. Atmosfera “old New York” al Rose Bar del Gramercy Park Hotel (www.gramercyparkhotel.com), tra dipinti di Julian Schnabel, camini e tavolo da biliardo illuminato da candele. Aperitivo consigliato al bar dell’Hudson Hotel, rimodernato da Philippe Stark (www.hudsonhotel.com): lobby con soffitto d’edera e stanze ispirate alle cabine dei vecchi transatlantici. Per un semplice caffé, tappa obbligata da Porto Rico, torrefazione alle porte del West Village (angolo Bleecker Street e Minetta Lane).

L’ANGOLO DELLA CULTURA - Forse non tutti sanno che al Moma (www.moma.org), il Museo d’Arte Contemporanea più ricco al mondo, il venerdì pomeriggio si entra gratis. Sei piani (imperdibili i due più alti) e un degno cortile con sculture tra le panchine. Merita una visita, magari al sabato pomeriggio, il PS1, distaccamento del museo nel Queens. Arte americana di livello al New Museum (www.newmuseum.org) sulla Bowery. Alternativa più leggera lasciarsi fulminare da un film in stile Batman o Star Trek in un Imax, i cinema ad alta risoluzione che in America stanno rendendo obsoleti i classici multisala (www.imax.com).

ACQUISTI ALTERNATIVI (O DI SECONDA MANO) - A New York il regista Jim Jarmusch, noto appassionato del genere, ha reso ufficiale il ritorno del vinile. Di recente ha fatto l’elenco dei negozi dove si serve. Su tutti Final Vinyl all’East Village (Sesta angolo con la Terza) e Other Music (www.othermusic.com). Vecchi vinili, ma anche abiti vintage e cibo bio si trovano durante il week end al Flea Market di Brooklyn (www.brownstoner.com/brooklynflea). L’equivalente di 10 Corso Como milanese per lo shopping artistico è Jeffrey (www.jeffreynewyork.com) nel Meatpacking, ex quartiere di macellerie oggi tutto loft di artisti e negozi alla moda. Da non perdere: a Soho, Ok Cigars, paradiso dei sigari e santuario dei fumatori (sulla Broadway, quasi all’angolo con Spring Street). Per gli amanti dei libri si può fare scorta di libri usati a un dollaro da Strand (www.strandbooks.com).

TIRARE (MOLTO) TARDI - Serata del giovedì al Joe’s Pub (www.joespub.com). Divanetti di velluto e cucina italiana. Il massimo per cabaret e concerti che svariano dal folk all’hip hop. Pure Jovanotti farà serate qui tra giugno e luglio. Venerdì da Nublu (www.nublu.net), piccolissimo bar dell’East Village dove si beve birra fino alle 5 del mattino ascoltando musica live di grande qualità. Sabato invece Shelter (www.clubshelter.com), con i neri maestri della deep house e una terrazza su cui aspettare l’alba. Alternative valide sette giorni su sette. The Box (www.theboxnyc.com) nel Lower East Side. Una ballroom anni Venti resa nobile da spettacoli di burlesque di livello. Se si trova un gancio per entrare (altrimenti è un salasso) il club più ambito del momento è il Pink Elephant, a Chelsea (www.pinkelephantclub.com). Per la musica dal vivo, ora che il Cbgb è sprangato e sopravvive solo sulle magliette dei nostalgici, il suo posto in zona è stato preso dalla Bowery Ballroom (www.boweryballroom.com). Il miglior jazz si ascolta al Fatcat (www.fatcatmusic.org). Per la serie New York è bella perché varia, localino nel West Village che riesce ad abbinare jam session jazz a tavoli da ping pong e backgammon. Per la musica fai da te si consiglia Toto music, un karaoke tra la 38esima e la 32esima che sembra di essere a Seul. Ci si porta da bere da casa, qui si trova solo da accompagnare il cocktail. Il ghiaccio arriva in tempo reale dalla drogheria coreana dall’altra parte della strada.

DOVE DORMIRE (NELLA CITTA’ CHE NON DORME MAI) - Se riuscite a scavalcare la schiera di paparazzi a caccia di vip di ogni genere, potete passare una notte al Mercer Hotel (www.mercerhotel.com) nel cuore di Soho. Di gran moda anche il The Greenwich di proprietà (tra gli altri) di Robert De Niro: otto piani e ogni stanza diversa dalle altre. Oppure il nuovo The Standard nel Meatpacking affacciato sulle rive del fiume Hudson (www.standardhotels.com). Alternativa più economica nel West Village il The Jane (www.thejanenyc.com) dove dormì a suo tempo l’equipaggio sopravvissuto del Titanic oppure al Carlton Arms Hotel (www.carltonarms.com): ciascuna delle 54 camere è stata creata da artisti provenienti da tutto il mondo._

 

Ripreso da Alessandra Rosati, Programmazione USA, Canada & Alaska di Hotelplan Italia