30 giugno 2006
Il Literacy, test del 1917
Abbiamo scavato i vostri milioni
di fosse
Abbiamo costruito le vostre
strade infinite
Abbiamo portato la vostra legna e
acqua
E ci siamo piegati sotto i vostri
carichi
Abbiamo fatto il lavoro modesto
Disprezzati dalla vostra razza
E ora non volete ammetterci
Perché non sappiamo leggere
Questi versi sono citati da Elena
Gianini Belotti nel suo volume Pane Amaro.
Il riferimento al Literacy Act
del 1917 mette in discussione le infinite leggi che il governo degli
Stati Uniti ha promulgato per controllare i milioni di migranti arrivati
alla ricerca di una vita migliore. Queste leggi in realtà hanno colpito
l’emigrazione più debole, in altre parole quella poco specializzata
dell’Europa meridionale tra il 1880 e il 1920. Su questo argomento gli
storici, soprattutto quelli europei, si sono scagliati con veemenza per
denunciare la mancanza di rispetto per i diritti umani.
La lista delle leggi restrittive sull’immigrazione è notevole. Nel 1875
la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara che l’immigrazione è di
competenza federale non statale. Nel 1885 la legislazione limita il
lavoro a contratto. Questa procedura che riflette la preoccupazione
storica dei sindacati di mestiere, sarà uno degli incubi dei nostri
migranti al momento dell’arrivo in America. Mai parlare di lavoro già
contrattato. Nel 1896 Henry Cabot Lodge propone una legge che richiede
ai migranti di leggere almeno 40 parole, ma ha il veto del presidente
Grover Cleveland. Nel 1901 il presidente Mckinley è assassinato
dall’anarchico Leon Czogolsz e due anni dopo il Congresso preclude
l’ingresso a chi si dichiara anarchico. La Commissione Dillingham studiò
a partire dal 1907 la distribuzione dell’emigrazione americana e per la
prima volta si ebbe un quadro generale. I 42 volumi della ricerca
contenevano anche delle raccomandazioni riguardo alla restrizione dei
migranti che ebbero effetto anni dopo. Tuttavia il presidente Taft
impedì una legge con l’obbligo del test di alfabetizzazione e la
medesima cosa fece il presidente Wilson nel 1915, ma nonostante il suo
veto, il famigerato Literacy Test passò nel 1917. Il testo della legge
aumento la tassa d’ingresso portandola a 8 dollari ed escludeva una
serie di persone con le più svariate deficienze fisiche ma anche i
poligami e “ gli anarchici o le persone che credevano o pensavano di
abbattere con la forza e la violenza il governo degli Stati Uniti
d’America”. L’effetto più controverso della legge riguardava la proposta
di “ escludere tutti gli stranieri sopra i 16anni, fisicamente in grado
di leggere, che non erano capaci di leggere in inglese, o in qualche
altra lingua o dialetto, tra cui l’ebraico e lo Yiddish.”
I funzionari di Ellis Island parlavano diverse lingue e aiutavano i
migranti che non sapevano l’inglese.Dopo il 1917 il test linguistico
consisteva nella lettura di un passaggio della Bibbia che i migranti
dovevano leggere a voce alta. La bocciatura poteva condurre alla
deportazione.
In quel tempo molti migranti provenivano da paesi dove la Bibbia veniva
comunemente letta in chiesa o nelle sinagoghe oppure a scuola. Non
abbiamo dati precisi per gli italiani notoriamente allergici alla
lettura della Bibbia ma è certo che alcuni furono deportati per non aver
dimostrato una sufficiente dimestichezza con la lettura. L’effetto
generale sulla migrazione italiana fu limitato in quanto
l’alfabetizzazione era aumentata, ma era un segnale di chiusura che
aveva già portato alle scuole di americanizzazione ovvero
all’integrazione nella società americana e all’Espionage Act del 1917
che metteva al bando tutti quelli che si opponevano all’entrata in
guerra degli Stati Uniti, socialisti e anarchici in testa. Nel 1919
sarebbero cominciate i Palmer raids contro i rossi e le deportazioni
verso la Russia e anche verso l’Italia.
Il Literacy Act del 1917 voleva alzare il livello dei nuovi cittadini,
ma in realtà ebbe un effetto ridotto in quanto l’alfabetizzazione dai
paesi d’emigrazione stava aumentando. Altre leggi, come quella del 1921
e del 1924 abbassarono il numero di migranti autorizzati in base alle
quote nazionali. Cominciò così la grande pausa fino alla fine della
Seconda guerra mondiale.
Circa un secolo dopo l’Europa è alle prese con un problema simile.
Milioni di persone, controllate e non si sono riversate in Europa e la
mancanza di regole precise anche se rigide ha creato intolleranza e
problemi.
L’Italia ha introdotto la legge più generosa del pianeta, secondo Beppe
Severgnini, in quanto basta un trisnonno nato in Italia a garantire
l’ottenimento del passaporto italiano. Noi, però non chiediamo niente in
cambio, neanche una minima conoscenza della lingua e del paese degli
avi. In più permettiamo loro di votare. Il requisito della lingua
dimostrerebbe un interesse per l’Italia e favorirebbe i rapporti con i
paesi dove l’emigrazione potrebbe davvero essere vantaggiosa per i
rapporti con l’Italia. Le opportunità sono molte, ma dobbiamo far fronte
a migliaia di diseredati che solo in parte servono all’economia italiana
e che per ora hanno una notevole difficoltà ad integrarsi.
In Italia non si capisce bene che cosa si deve fare con questi nuovi
cittadini.
Intanto però altre nazioni europee si stanno muovendo. Magdi Allam
sempre dal Corriere ci ricorda che dal 15 marzo 2006 l’ex tollerante
Olanda regola l’afflusso delle persone che desiderano entrare nel paese
per motivi di lavoro, attività religiose oppure per ricongiungersi con
la famiglia. Costoro devono presentarsi alle ambasciate o ai consolati
locali e pagare una tassa di 350 euro per poi sostenere un esame di
“integrazione civica” che prevede un esame orale di lingua e cultura
olandese. Superata la prova si può avere un visto temporaneo. Per aver
un permesso temporaneo di maggior durata occorre sostenere un esame di
livello superiore.
La medesima cosa vale per la Francia che subordina il permesso alla
conoscenza della lingua e alla capacità di integrarsi che si deve
dichiarare con un contratto di integrazione che impegna il migrante ad
osservare la cultura francese. Non più migrazione subita ma soprattutto
scelta.
E gli Inglesi? Sulla medesima linea, anzi oltre alla conoscenza della
lingua inglese, è necessaria l’autorizzazione del ministero degli
interni. Gli attentati insegnano. E in Italia?
Come diceva Severgnini, l’Italia non chiede nulla in cambio. I migranti
arrivano alla rinfusa e ogni tanto facciamo delle sanatorie. Grande
dequalificazione della nostra realtà migrante e buonismo che non aiuta
gli uni a capire gli altri.
A volte le leggi che danno delle regole servono a capire che cosa sta
succedendo al paese. La lezione del passato ci dice che, dopo, bisogna
interpretare con avvedutezza e soprattutto agire._ |