26 novembre 2006

 

Gualdo Tadino, convegno "Le migrazioni: una risorsa o un problema?"

 

PERUGIA\ aise\ - "Io e l’altro. Le migrazioni: una risorsa o un problema?". Questo il tema della giornata di studio, promossa dal Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti di Gualdo Tadino, che si è tenuto il 24 novembre scorso.

Presente ai lavori il senatore Franco Danieli, Vice Ministro degli Affari Esteri con delega per gli italiani nel Mondo, il quale ha annunciato che nel 2007 diventerà realtà la proposta di legge depositata in Parlamento dagli onorevoli Olga D’Antona e Giuseppe Giulietti, per l’istituzione di una "rete nazionale dei musei dell’emigrazione". I singoli musei ed i centri studi che operano nel settore da anni, che collaborano già tra loro ad importanti iniziative culturali e di recupero della memoria storica dell’emigrazione, potranno avere un altro valido punto di riferimento, attraverso l’istituzione di un museo nazionale, che avrà sede nel quartiere EUR di Roma, dedicato agli "Italiani nel mondo".

"Siamo pronti ad invitare i responsabili di questi importanti musei - ha dichiarato inoltre il Vice Ministro nel suo intervento - , per costituire un comitato scientifico, in grado di valutare e collaborare attivamente con le fasi salienti e di costituzione di questa preziosa iniziativa. Il centro, oltre a fungere da coordinamento per la rete, ed oltre ad avere un percorso museale, vuole proporsi come forte intermediario con gli italiani nel mondo. Vuole essere - ha aggiunto Danieli - un ponte ed una piattaforma, una struttura viva, per promuovere e veicolare iniziative culturali che vedono un reciproco scambio tra l’Italia e gli italiani all’estero".

"Italiani all’estero", che sono stati ben fotografati dall’ultima ricerca promossa dalla Fondazione Caritas Migrantes, dedicata al Rapporto Italiani nel Mondo, ed esposta dal capo redattore Delfina Licata, che non solo ha restituito un quadro aggiornato e generale di chi sono e come vivono gli italiani nel resto del mondo, ma ha sottolineato che sono più di 3.300 l’anno gli universitari, "nuovi emigranti", che in un mondo globalizzato chiamiamo ormai "cervelli in fuga", i quali preferiscono mete come Londra o gli Stati Uniti per la loro formazione lavorativa professionale.

Ancor più provocatoria è stata la seconda parte del dibattito, dedicata ai "nuovi migranti", all’Italia che cambia faccia, volto e colori, con l’arrivo di nuove etnie ed identità, ad un’Italia multietnica ma non ancora multiculturale, che fatica ad accettare l’incontro con l’altro opponendo spesso distanze, un’Italia che deve superare una legge quale la Bossi-Fini, reputata dai più, durante il dibattito, razzista e lacunosa.

Rispetto alla provocazione del titolo del convegno, tutti hanno concordato sul fatto che le migrazioni, da un punto di vista strutturale, sono una risorsa, perché assicurano vantaggi al Paese di accoglienza e consentono a quelli di partenza di far parte dell’economia globale. Si tratta, allora, a fronte di un immigrazione che cresce fortemente anche in Italia, di ravvivare le ragioni della convivenza, mantenendo il rispetto per le tradizioni, ma anche aprendosi ad altre identità culturali, poiché occorre convenire sul fatto, che da sole, le politiche restrittive sui flussi immigratori, non bastano e non basteranno in futuro a fermare il flusso della storia.

Provocatorio come il titolo del convegno è stato l’intervento dello scrittore e giornalista Francesco De Filippo, autore, fra l’altro, del romanzo "L’affondatore di gommoni" (Mondadori), che si è posto domande alle quali, volutamente, non ha dato risposte: "Come mi sentirei – ha chiesto - se tra i cadaveri spiaggiati o finiti nelle reti dei pescatori del canale di Sicilia, mutilati dai pesci e consumati dal mare riconoscessi mio fratello? E cosa penserei se tra le ragazze di 16 anni che passeggiano seminude tutta la notte, anche d’inverno, notassi il volto di mia sorella? O se l’uomo trovato agonizzante nel cassonetto dove era stato gettato dai suoi colleghi operai fosse mio padre, venuto in Italia per dare una chance al mio futuro?". De Filippo, visto che "l’Italia è un paese di emigranti", ha esortato affinché si crei "un humus culturale diverso che diffonda concetti più universalistici e più profonda civiltà", a favore dell’accoglienza e dell’integrazione". (aise)