Giugno 2004
Carbone e Ku Klux Klan:
i lombardi di Herrin, Illinois
Royalton, Illinois contava
circa 1.000 abitanti nel 1915, la fonte primaria
d’occupazione era l’estrazione del carbone. Situata a
circa 130 chilometri da St. Louis, 16 da Ziegler, 3 da
Bush e 10 da Herrin divenne tristemente famosa per un
disastro che il 27 ottobre 1914 uccise 57 dei 300
minatori al lavoro, 13 dei quali appartenenti alla
locale chiesa russa ortodossa.
Pericolo scampato per le
centinaia di minatori della Contea di Williamson poco
più a sud.
Lavoro sempre al buio e
“polmoni neri” nelle miniere di Herrin ovvero la
Sunnyside Coal Company, la Chicago and Carterville
Company, la Big Muddy Coal & Iron e cosi via.
L’Archivio delle richieste
di cittadinanza americana della Contea di Williamson
dove erano localizzati gli insediamenti minerari di
Murphysboro, Marion, West Frankfort e Herrin quantifica
in maniera impressionante la presenza italiana. Dati non
ancora confermati stimano a 20.000 il numero degli
Americani di origine italiana pari a circa il 40
percento della popolazione e a 4.000 il numero dei
Cuggionesi (Per Cuggionesi si intendono gli abitanti del
mandamento a lungo considerati genericamente milanesi).
L’analisi dei primi dati annulla molti luoghi comuni
sulla temporaneità di questa migrazione. In effetti, si
nota uno spostamento costante da un campo minerario
all’altro dovuto sia agli scioperi che alle chiusure
delle miniere piuttosto che un rientro in Italia e
risaltano in particolare le richieste di rinuncia alla
cittadinanza italiana che partono già dal 3 maggio 1889
con Bert Colombo e che proseguono in maniera costante
sino a raggiungere le 100 unità già nel 1904. Tutto
questo era finora sepolto nelle miniere.
Il viaggio dello scorso anno
a St. Louis aveva già evidenziato la magnitudo dello
spostamento dei Cuggionesi e superato lo steccato dei
ricordi e delle visite famigliari. Il contatto con
Herrin è avvenuto attraverso Michael Ann Stanley che è
riuscita a scavare nella memoria e ad introdurre lo
studio della lingua italiana nella high school locale e
a coinvolgere la nuova generazione nella riscoperta del
proprio passato con un lavoro costante che è già
sfociato in diverse pubblicazioni tra cui. “… More than Spaghetti and Meatballs” (Qualcosa di piu’ di
spaghetti e polpette di carne).
Abbiamo quindi accolto con
piacere l’invito a partecipare alla Herrin Festa
Italiana che si è tenuta a Herrin dal 26 al 31 maggio
2004. Grande occasione per prendere l’ultimo treno della
memoria e cominciare a disegnare la mappa della
migrazione e raccogliere tutto ciò che si può in un
centro storico di studi sulle migrazioni che
l’Ecoistituto della valle del Ticino sta attivando a
Cuggiono.
Herrin conta oggi circa
11.000 abitanti (6.861 di cui 1.080 stranieri nel 1910
e 14.000 abitanti nel 1940 ) e si trova a circa due ore
da St. Louis nell’Illinois del Sud.
E’ una tipica cittadina del
Midwest con la sua brava Main Street dove si svolge la
vita commerciale della cittadina. Le miniere che hanno
contribuito alla sua ricchezza sono chiuse da tempo in
quanto il carbone locale possiede una quantità eccessiva
di zolfo. Altre fonti accusano invece la troppa forza
del sindacato che avendo ottenuto i benefici a lungo
proposti era diventato un interlocutore troppo temibile
per il padronato. Oggi, il carbone è solo un monumento
al minatore, il racconto dei cunicoli che giacciono
sotto la città e che ogni tanto causano qualche
sprofondamento e i reperti del museo di West Frankfort
mischiati ad una esposizione di fossili dalla
California e un’iscrizione funeraria dettagliata.
La gente è molto cordiale e
la vita scorre semplice.
Ci piacerebbe veder in
faccia gli agenti d’emigrazione che a fine Ottocento
riuscirono a convincere tutta questa gente a partire per
questo quasi West. A St. Louis l’arco di Eero
Saarinen non indicava ancora il punto di partenza della
spedizione di Lewis e Clark e il Mississippi appena
gonfio delle acque del confluente Missouri scorreva
lento anche allora, bello, sonnolento nel suo colore
cappuccino.
Solita strada, Cuggiono,
gamba de legn, Milano, treno, Le Havre, nave, New York,
treno, St. Louis Union station, treno, Herrin depot. Il
depot c’è ancora, ma i binari spesso vuoti, sono usati
soltanto per le merci.
I Lombardi lavorarono
soprattutto in miniera, ma svolsero anche quelle
attività commerciali legate alla quotidianità ovvero
negozi di alimentari e costruzioni. La poca fertilità
della terra non dava possibilità nel campo agricolo.
La North 14th Street era la
zona degli Italiani dove operava il negozio della
Società Lombarda, la Cristoforo Colombo e il Club Roma.
Il negozio della Società Lombarda era un piccolo
supermercato che vendeva di tutto anche ai non soci e
chiuse i battenti poco dopo la seconda guerra mondiale.
Il Club Cristoforo Colombo era un club di ricreazione e
di avvenimenti cittadini. Fu venduto nel 1984. Il Club
Roma,invece, era sorto nel1909 come distributore di
birra e poi come circolo ricreativo. Fu poi venduto
intorno al 1970.
Altre voci mi assicurano che
la Società di Mutuo Soccorso Lombarda Bracciante fondata
nel 1892 a Murphysboro fu sciolta perchè i vecchi soci
non volevano lasciare una grossa eredità ai nuovi soci
che poco avevano fatto per la crescita della medesima.
Preferirono venderla per quattro soldi. Vecchie luci ed
ombre da analizzare.
Siamo stati da Louie
Gualdoni che gestisce l’ultimo negozio italiano.
Prodotti anche italiani ma soprattutto italiani
prodotti in America. Il banco, però, è una
leccornia. Bistecche americane e salameat (salamit),
salame cotto degno di Peck, coppa, salame di fegato
(feit), salame Milano, filzetta di Volpe di St. Louis,
merluce (merluzzo) e luganiga.
I Lombardi, come a St.
Louis, costituirono il loro gruppo intorno alla chiesa
cattolica che funge ancora da perno della comunità. La
chiesa attuale, con il tetto del campanile che ricorda
quello di una pagoda, fu costruita nel 1925 ed è
dedicata alla Madonna del Carmelo di Cuggiono.
Attualmente la parrocchia è
amministrata da Monsignor Kenneth Schaefer attento
conoscitore della componente italiana di cui è pastore.
Durante la messa dedicata alla HerrinFesta Italiana ci
ha dedicato il posto d’onore in mezzo alle bandiere
bianco rosso e verdi e la partecipazione di tutti ai
canti e alle funzioni ci ha spronato a continuare la
nostra opera di conoscenza di questa parte della nostra
storia. Basta scorrere l’elenco dei parrocchiani per
cercare di capire la vita di questa gente che è
cresciuta senza memoria, senza nonni a spiegare loro chi
fossero e da dove venissero. Abbiamo parlato con loro.
Graffiti di dialetto dove manca la parola grandparents
(nonni).
La HerrinFesta Italiana e’
un grande evento che sotto il mantello italiano riunisce
le varie comunità intorno e che per molti costituisce
il motivo tornare dai propri cari. Finito il “re
carbone”, la città ha perso molti posti di lavoro
sostituiti solo in parte dalla fabbrica di lavatrici
Maytag con circa 1.000 addetti e dall’Università’ di
Carbondale. La HerrinFesta Italiana assomiglia un pò
alle nostre feste degli emigrati.
All’inizio era solo la
Herrin Fest. L’attuale denominazione è il frutto di un
pensiero di marketing di Cheryl Ranchino Nofsinger che
vide nel tratto italiano la chiave del successo. Oggi la HerrinFesta Italiana attrae circa 40.000 persone e ha il
contributo di 500 volontari.
E’ un grande evento
cittadino dove la componente italiana ha un grande
riscontro e alla cena di inaugurazione gli ospiti di
Cuggiono, cioe’ Oreste Magni ed io abbiamo potuto
salutare e spiegare i motivi della visita: il progetto
che ci sta a cuore del “Migration History Center” da far
sorgere a Cuggiono.
La mano è ancora indolenzita: Quanti
cuggionesi abbiamo conosciuto? Ciao
Charlie Spezia, già tesoriere della Lombarda, che
tenevi la lista dei “Pufatt”; ciao Bill Milani
che sei corso a casa di corsa per darci il diploma della
Lombarda di Murphysboro, grazie; ciao Richard Pisoni,
insurer e realtor (assicuratore e agente immobiliare)
che ti sei separato della stola e della coccarda della
Lombarda e non contento ci hai regalato due anatre della
tua immensa collezione (Ta do un basin); Ciao Linda
Banks attenta curatrice del museo storico di Herrin,
Ciao Sandra Colombo, dolce e ancora bellissima sposa di
guerra che ci hai portato a spasso, ciao Clarence De
Mattei che quella mattina ci hai portato lo squisito
salame cotto ancora fumante (ci sembrava di essere a
casa). Ciao MichaelAnn Stanley che ci hai fatto venire
fin qua a vederli tutti.
Siamo stati al cimitero di
San Carlo, si chiama così come quello di Cuggiono, il
primo cimitero per Italiani a nord di Herrin dal 1905.
Una impressionante serie di cognomi della nostra zona.
Finalmente i minatori
riposano in pace in mezzo all’erba tagliata di fresco.
Dimenticavamo la parata. Di
tutto di più. Noi su un pick-up con due panchine della
scuola e due cartelli con scritto “Visitors from
Cuggiono” in mezzo a un serpentone con alla guida il
grande maresciallo della parata, Frank Calcaterra.
Dietro di lui il sindaco Victor Ritter, la banda e
decine e decine di carri più o meno allegorici
rappresentativi di tutte le attività cittadine con tanta
gente contenta e lanci di caramelle.
Gli Italiani hanno impiegato
molto tempo a risentirsi parte della comunità e adesso
tutto sembra normale. Non e’ stato facile secondo lo
storico locale il Prof. Gordon Pruett.
Due fatti hanno
caratterizzato la vita di Herrin: Il massacro del 1922 e
la presenza del Ku Klux Klan. Nel giugno del 1922
durante uno sciopero nazionale dei minatori della UMWA,
il sindacato di John Lewis che contava circa 30.000
membri nelle sole contee di Williamson e Franklin, un
imprenditore di nome Lester decise di continuare a
operare utilizzando dei crumiri fatti arrivare da
Chicago sotto la protezione delle guardie private della
miniera. Le intimidazioni delle guardie nei confronti
dei locali crearono un odio tale che il 22 giugno 1922,
un gruppo forte di oltre cinquecento persone attaccò la
miniera, uccise il sopraintendente e altre 22 persone
che avevano messo in fuga. Nessuno fu condannato.
Corre voce che in realtà
dietro l’operazione di crumiraggio c’era il Klu Klux
Klan che tendeva a far fallire lo sciopero. Il KKK
abbandonò la contea di Williamson solo dopo il 1926,
qualche tempo dopo il conflitto a fuoco tra lo sceriffo
Ora Thomas e il leader del KKK Glenn Young che l’8
febbraio 1924 si era concluso con la morte di entrambi.
Dai racconti raccolti da MichealAnn Stanley si desume
che il KKK impediva la partecipazione al voto sia agli
Italiani che alle suore.
Inoltre, durante il
Proibizionismo, membri del KKK autoproclamatisi
vigilantes entravano illegalmente nelle case con la
scusa di controllare se ci fossero alcolici e quindi
distruggevano ogni quantità di alcol trovata e
costringevano poi i “colpevoli” a pagare le multe.
Anche se il KKK negava il suo carattere antiCattolico e
nativista, tuttavia gli Italiani subirono le medesime
soverchierie in quanto produttori di vino illegale.
Le campane della chiesa di
Herrin hanno un suono argentino. Più in là qualche
vecchia casa di legno ha resistito al tempo e ai
tornado. Sono uguali a quelle di tante altre città
d’America:
il marciapiede largo, la
cassetta della posta sul prato verde, la madonna bianco
blu, l’orto di fianco, la veranda, case dipinte di
bianco con l’albero di catalpa dai fiori bianchi immensi
e le foglie a orecchio d’elefante. Tutto uguale.
Dietro la casa un
particolare : la lavanderia (wash house) dove i minatori
che tornavano sporchi e neri potevano lavarsi e
cambiarsi prima di entrare in casa.
Non ce ne sono molte. Dopo
appena cent’anni un pezzo della storia del mondo sta
sparendo e incominciamo già a studiarla sui libri.
Quattro giorni di ospitalità
commuovente. Oreste e Carmen da Caroline Marshall Mira
dolce signora dal volto di ragazzina e Don Middleton
vice direttore del John A. Logan College ora in
pensione. Ci ha parlato a lungo di questa originale
esperienza di struttura universitaria pubblica ma non
statale, che le municipalità del South Illinois hanno
realizzato affinché tutti potessero usufruire del
diritto allo studio. Anche questo è riscatto sociale. Io
e Raffaella da Beth Isaacs che a novembre si sposerà con
Carl Spezia figlio di Charlie. Ci ha raccontato che la
sua casa è costruita sopra una vecchia miniera
riciclata. Ogni mattina risvegliati dai gorgheggi di
Enrico Caruso, valido discendente dei canarini che un
tempo sono stati gli angeli custodi dei minatori
accompagnandoli nelle gallerie e segnalando con la loro
morte la presenza del grisou.
Ma allora, dov’è l’America?
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