11 dicembre 2008

 

Voci Piemontesi

 

Voci Piemontesi di  Robert  Tanzilo è un libro che analizza  la storia dell’emigrazione piemontese in America attraverso la voce di protagonisti diretti, ma soprattutto quella dei discendenti degli emigrati che varcarono l’oceano a partire da fine Ottocento.

In realtà è la storia della trasformazione delle persone che interessa l’autore, il loro divenire americani mantenendo o scordando la loro origine piemontese. Grande processo poco conosciuto e studiato, che merita una diversa attenzione. La funzionalità, l’integrazione, in modi più o meno elevati al sistema di vita americano, hanno prodotto cambiamenti decisivi.  Gli americani di origine piemontese sono variegati secondo le esperienze personali derivate da matrimoni misti, da interesse o disinteresse per il Piemonte, da attaccamenti familiari o soltanto da rimpianti personali, ma spesso con tradizioni gastronomiche e culturali molto presenti.

Tutti questi mutamenti sono senz’altro da confrontare con quelli che stanno avvenendo all’interno dei gruppi di immigrati che vivono oggi in Italia. Soltanto quando avremo ben compreso come è avvenuto il processo di americanizzazione dei piemontesi americani, saremo veramente in grado di affrontare le problematiche relative all’immigrazioni in corso.

Voices è quello che è rimasto dopo un secolo di emigrazione. Piccoli frammenti di storia, semi gettati qua e là, che necessitano di approfondimenti, di contestualizzazioni maggiormente studiate. Spesso gli immigrati hanno vissuto in località che hanno segnato la storia dell’immigrazione americana, ma i racconti sono vaghi, quasi lontani. Le sciagure minerarie, gli scioperi sono citati come parte inesorabile della vita degli emigranti. La descrizione dei “tenements”di New York sembra essere il prezzo da pagare per raggiungere il sogno americano.

I piemontesi hanno attraversato l’America da New York a San Francisco attraverso tutti i centri minerari possibili immaginabili, andando perfino in Messico. I loro racconti mancano di astio. Sembrava normale andare avanti e indietro dall’Italia all’America e viceversa, perdere tutti i risparmi nel tracollo borsistico del 1929.  Come era normale ricominciare da capo, magari dopo esperienze migratorie da altre parti, in Argentina, Brasile o Australia.

Nelle traversie i piemontesi non si persero mai d’animo, si associarono sia per affrontare le necessità economiche sia per divertirsi. Soprattutto cercarono di conservare la lingua e la cucina dei loro paesi. Uniti, ma sempre alla ricerca della fortuna personale raggiunta soprattutto nelle attività inerenti all’alimentazione come Guasti nell’industria vitivinicola o Sardi nella ristorazione.

I loro racconti attestano il loro generale attaccamento alle radici, lontane, ma le uniche in grado di dar loro emozioni. Passato il tempo delle spose per corrispondenza e del ritorno in patri per sposare la ragazza del proprio paese, la matrice piemontese, le radici piemontesi, molto spesso, sono quelle prevalenti nel crogiolo di razze che è diventata l’America di oggi. 

Le ultime pagine sono dedicate ai nuovi emigranti che hanno trovato un’America diversa, ma che dal punto di vista affettivo ed intimo sono legati alla loro regione e hanno i medesimi problemi dei loro predecessori di un secolo fa.

Il volume bilingue è stato tradotto tentando di seguire lo stile di ciascuno degli intervistati ed evitare, quindi, il frullato di una lingua comune inesistente. Poi dopo le voci, le fotografie dei protagonisti anonimi di una grande emigrazione che il Piemonte ha inserito da tempo nelle pagine epiche della sua storia.

Il libro “Voci Piemontesi Piemontesi Voices : Emigrazione piemontese negli Stati Uniti attraverso le loro parole – Stories of Piemontese Emigration to the United States”  è stato pubblicato nel 2008 dalle Edizioni dell’Orso di Alessandria con il contributo della Regione Piemonte. La traduzione è opera di Ernesto R Milani  già traduttore di “Milwaukee 1917” sempre di Robert Tanzilo._